Francesco è il nuovo campione di #Sarabanda e per un motivo non riesce a vincere il montepremi pic.twitter.com/MNvDQimudh
— Sarabanda Fans (@Sarabandafans) August 3, 2025
Enrico Papi e il ritorno di Sarabanda
Tornato in prima linea dopo sedici anni di pausa, Sarabanda si riaffaccia sul piccolo schermo con uno spirito rinnovato, ma senza rinnegare la sua anima originale. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Papi racconta: «La responsabilità c’è, andiamo contro una corazzata come Reazione a catena su Rai1, che negli anni si è consolidata». Nonostante ciò, i dati gli sorridono. Gli ascolti premiano un progetto che punta a diventare «un altro importante asset preserale da alternare a quelli già consolidati».
Per Papi, è il coronamento di un percorso lungo trent’anni, tutto dentro le mura di Mediaset. «Sono contentissimo che dopo trent’anni abbiano pensato a me e mi facciano sentire parte di questo progetto di evoluzione», ha detto con evidente soddisfazione.
Sarabanda: musica, memoria e strategia
A rendere Sarabanda un programma ancora vincente sono – secondo Enrico Papi – tre ingredienti fondamentali: «È un brand targato Mediaset, quindi familiare; la musica appartiene a tutti e da casa puoi sentirti protagonista; e infine, i concorrenti: non gente qualsiasi, ma super preparata, alla Mike Bongiorno». Nessuna scorciatoia, niente fortuna. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai format come Affari tuoi. «L’idea della lotteria e dell’azzardo non mi è mai piaciuta», dice senza giri di parole. E l’allusione al programma di Stefano De Martino è fin troppo chiara.
Nell’intervista concessa al Corriere, Papi non risparmia neanche un pizzico di orgoglio personale: se proprio dovesse scegliere un format della concorrenza, opterebbe per Reazione a catena: «È un formato che ho importato io dopo averlo visto tanti anni fa su una tv americana».
Dal comico sfortunato al volto di Mediaset
Chi oggi lo vede come il volto solido del preserale Mediaset, forse faticherebbe a immaginare gli esordi incerti di Enrico Papi. E invece, come racconta lui stesso sempre al Corriere della Sera, «ho iniziato la carriera facendo il comico alle serate, nelle piazze. Un giorno orecchiai per caso le parole del manager che mi ingaggiava: “Questo Papi non fa ridere per niente, ma quando c’è lui non piove mai, porta bene”. Ci rimasi malissimo».
Eppure qualcosa dentro lo spinse a non mollare. «Anziché uscire con gli amici, andavo a vedere le registrazioni di Zig Zag con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Lì è iniziata la mia passione, forse anche per quella fascia oraria, quella della tv di tutti i giorni».
Anche il primo grande successo con Sarabanda non arrivò per caso: «Me la sono sudato. Mi sento uno del pubblico, uno spettatore che poi è diventato conduttore». Ma non tutto fu perfetto. Il passo falso? L’autoeclissi dopo il boom: «Non lo rifarei mai, ho commesso un errore perché in tv bisogna starci sempre, è quello il segreto per durare».