Un addio fatto di musica e fragilità
Durante l’omelia, don Garbini ha citato “La prima notte di quiete”, il film in cui Ornella interpretava “Domani è un altro giorno”. Quel riferimento alla fragilità, agli abbracci cercati, al bisogno di equilibrio, è risuonato fortissimo. “Quelle persone che si abbracciano siamo noi”, ha detto il sacerdote. E poi ha evocato un altro brano amatissimo, “Un sorriso dentro al pianto”, per spiegare come fosse fatta: luce e ferita, insieme.


Paolo Fresu vicino alla bara: un gesto che vale più di mille frasi
Il momento più denso è arrivato ancora una volta dalla musica. Fresu ha suonato “L’Appuntamento” e un accenno di “Senza fine”, avvicinandosi lentamente al feretro. Si è fermato un istante, poi ha sfiorato la bara con la mano. In chiesa nessuno respirava. Sul sagrato intanto la folla cresceva che ha seguito l’omaggio fin dalle prime ore del pomeriggio. Alla fine, la bara è stata portata fuori dal nipote Matteo, accanto al figlio Cristiano. Il lungo applauso che ha accompagnato l’uscita è sembrato infinito: il saluto di Milano, ma anche di un Paese che a Ornella deve canzoni, parole, coraggio e quel modo inconfondibile di stare al mondo.