Una storia artistica nata dallo scandalo e diventata leggenda
Il percorso di Ornella era stato fuori da ogni schema sin dall’inizio. Figlia della borghesia milanese, si ritrova a vent’anni immersa nella Milano del Piccolo Teatro, accanto a Giorgio Strehler. Le Canzoni della Mala, create insieme a figure come Dario Fo, Fausto Amodei, Gino Negri e Fiorenzo Carpi, diventano un caso nazionale: colte, ricercate, ma presentate come materiale popolare riscoperto. Un’idea geniale che segna per sempre l’identità di Ornella come interprete.
In quegli anni nascono capolavori come “Ma mi” e “Le mantellate”, che ancora oggi rappresentano un capitolo fondamentale della musica italiana.

Il legame indissolubile con Gino Paoli
Fu proprio dopo l’esperienza al Piccolo che Ornella entra in contatto con la Scuola Genovese. Il resto è storia: l’amore travolgente con Gino Paoli, immortalato in “Senza Fine”, una delle più grandi canzoni italiane di sempre.
Il loro rapporto attraversa passioni, crisi, allontanamenti, ritorni. Non smette mai, però, di nutrirsi di un affetto autentico, sopravvissuto al tempo e alle loro vite separate. I concerti insieme, negli ultimi anni, avevano trasformato quel legame in uno spettacolo naturale, quasi teatrale, dove ironia e sentimento coesistevano senza mai forzarsi.
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Una voce che non apparteneva solo al passato
Dalle cover di Roberto Carlos ed Édith Piaf ai progetti brasiliani con Vinicius de Moraes e Toquinho, Ornella ha attraversato generi e mondi musicali con un’eleganza rara. La sua interpretazione era un marchio inconfondibile: sensuale, brillante, emotiva. Una voce che non si limitava a cantare, ma raccontava. Tra le sue collaborazioni più prestigiose compaiono anche Lucio Dalla, Fabrizio De André, Gil Evans, Herbie Hancock, i Brecker, Ron Carter. L’album “Ornella &”, registrato negli anni ’80 a New York, rimane una delle pagine più raffinate della discografia italiana.
La sua grandezza stava anche nella capacità di restare contemporanea senza inseguire le mode. Non era un monumento da celebrare, ma una presenza viva, ironica, pungente, con una lucidità intatta. Proprio per questo la sua morte, avvenuta all’improvviso nella sua casa di Milano, ha colpito tutti come un fulmine inatteso.
Fino a pochi giorni prima programmava impegni, confidava progetti, raccontava dolore e speranza nella stessa frase. Nulla lasciava presagire un epilogo così rapido.