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Ornella Vanoni, lo faceva sempre a mezzanotte, ecco cosa: il ricordo dei vicini

La stanza verde, il sonno inquieto e quella voce di mezzanotte

La sua camera da letto, tutta in tonalità di verde, era pensata per calmare la mente. Un comodino trasparente, una lampada essenziale, un letto su misura. Sopra la testata, un’opera di Laura Panno a fare da guardiana notturna. E accanto ai bozzetti di Hugo Pratt, la cabina armadio: ordinata, rigorosa, piena dei suoi abiti di scena e della quotidianità. Eppure, della casa, chi l’ha amata ricorda soprattutto un dettaglio: ogni sera, intorno a mezzanotte, Ornella cantava. Lo ha raccontato il vicino che viveva nella porta accanto: «Apriva la porta sorridente, sempre giovanile. Cantava ogni notte. Mancherà come pochi».

Il saluto del quartiere: “Una signora con la S maiuscola”

All’indomani della sua morte, le troupe televisive hanno affollato la strada sotto il suo portone. Una signora ha lasciato una rosa bianca: «Per me è stata un mito, anche come persona». Nel quartiere, la parola ricorrente è una sola: “signora”. «Una signora con la S maiuscola», dice Rochan, portinaio della sua vecchia casa in largo Treves. Un altro vicino la ricorda “chiacchierona” a seconda delle giornate, sempre gentile, mai sopra le righe. Una presenza discreta e vivace, proprio come quegli ultimi canti notturni che, adesso, diventano memoria.

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