Dolori, cadute e ironia: le ombre che non ha nascosto
Cazzullo affronta anche le pagine più complicate, come l’uso di cocaina. «Tu vai calmata, non eccitata, la cocaina non faceva per te», osserva il giornalista. Lei risponde con la sua arma preferita: «Bravo, l’hai detto tu».
Un modo per ammettere senza concedere spazio al sensazionalismo, mantenendo quella leggerezza che ha spesso usato per domare i fantasmi. Paradossalmente, il successo vero a teatro arriva senza Strehler, proprio mentre lui fatica a credere ai complimenti di chi la definisce “bravissima”. Intanto Ornella sposa Lucio Ardenzi, impresario fondamentale per lo spettacolo italiano. Non è un matrimonio d’amore, lo ammette apertamente: «Non lo amavo, e lui non poteva credere che rinunciassi a Strehler per lui».
E l’immagine delle nozze è tipicamente vanoniana: «Ero vestita di giallo, con un cappello così… come la moglie di Trump».


Fede, mistero e l’ultima riflessione
Nella parte finale, forse senza neppure rendersene conto, Vanoni sfiora il tema della morte. Parla della religione senza dogmi: «Credo in Cristo, che è un uomo come noi, non in Dio». E sull’aldilà non concede appigli consolatori: «Nessuno sa come è l’aldilà». Una frase semplice, ma rivelatrice. Forse è proprio questa l’anima del suo racconto: l’idea che la vita non vada spiegata fino in fondo, ma attraversata. Con le sue ferite, i suoi scandali, i suoi slanci, le sue cadute. E con la consapevolezza che ogni parola, ora che lei non c’è più, pesa come un ultimo saluto.