Il tema della privacy nel lutto pubblico
La discussione diventa ancora più delicata perché riguarda una figura amatissima, icona della musica italiana e donna dalla personalità trasparente, ma sempre molto attenta ai tempi, ai modi, alle sfumature del raccontarsi. La domanda che circola è una sola: Ornella Vanoni avrebbe voluto che quel vocale diventasse pubblico? Impossibile dirlo. Eppure è questo non-detto, questa zona grigia, a dare forza alla polemica.
Chi difende Stella ricorda che il loro rapporto era spesso condiviso apertamente sui social, fatto di scherzi, telefonate, scambi teneri. “Ognuno elabora il lutto a modo suo”, scrivono alcuni, sottolineando come l’audio possa essere stato per lui un modo di salutare l’amica in un linguaggio che entrambi avevano sempre utilizzato: quello della relazione pubblica, senza troppi filtri. Chi lo critica, invece, solleva un punto altrettanto legittimo: ciò che era pubblico quando lei era viva non è automaticamente pubblico anche dopo la sua morte. E, soprattutto, un messaggio vocale privato è per definizione qualcosa di diverso da un post condiviso insieme.

Paolo Stella tace, la rete no
Mentre il dibattito prosegue, una cosa è certa: Stella non ha risposto alle osservazioni, né ha modificato né cancellato il post. Una scelta che molti interpretano come una volontà di non alimentare ulteriori tensioni. Altri, invece, lo leggono come una fermezza nel difendere la sua decisione, per quanto impopolare possa essere. Nel frattempo, l’audio continua a circolare, rilanciato, discusso, reinterpretato. È la dimostrazione – forse l’ennesima – che il lutto, nell’era digitale, non è mai solo privato né solo pubblico: vive in una zona di mezzo in cui amore, memoria, pudore e visibilità si intrecciano senza regole predefinite. E a pochi giorni dalla scomparsa di Ornella Vanoni, anche questo episodio – controverso, emotivo, inevitabilmente umano – contribuisce a raccontare l’enorme traccia che la cantante ha lasciato. Non solo nella musica, ma anche nella vita di chi le è stato vicino fino all’ultimo.