
L’amicizia che racconta un uomo
Giorgio Assumma, voce autentica e confidente di una vita, dipinge un ritratto intenso e umano di Pippo Baudo. Racconta i mesi finali dell’amico, segnati dall’isolamento, dalla fragilità fisica. “Pippo ha avuto un indebolimento neurologico alle gambe … vedeva poco e cercava di nascondermelo, mi individuava attraverso la provenienza della mia voce” dichiarò, rivelando la delicatezza di un rapporto che superava ogni formalismo. Anche l’intensità dell’ultimo saluto traspare nelle parole di Assumma: “Io che non mi commuovo mai, mi sono commosso mentre l’ho visto nella bara col suo smoking” riporta il Corriere.

Il senso di lealtà e cultura
Dietro l’eleganza e la sagacia televisiva, si cela una cultura solida e una mappa valoriale chiara: Baudo, secondo il racconto dell’amico, era uomo di letture sottili, umanesimo e tradizione. “Di recente gli ho posto un quiz con una domanda capziosa su un filosofo romano: era Plotino. Quanti avrebbero saputo rispondere?” ricordò Assumma, mentre tracciava un parallelo tra loro: “In comune avevamo il senso della lealtà, della famiglia, dell’amicizia e il sentimento patrio” In questo emerge un pegno di autenticità, lontano dall’effimero.

Pippo Baudo e il suo erede televisivo
“Me l’hanno chiesto ieri, – ha continuato Assumma – ho detto che non c’è ma non è così e a voi del Corriere voglio dirlo, è Stefano De Martino: ha capito il modo di parlare al popolino, mi diceva”. Il nome si fa strada in maniera potente, come se fosse una luce accesa sul significato di una continuità televisiva. Un endorsement che diventa postumo, tutt’altro che retorico, perché proviene da un uomo che preferiva non esprimere giudizi sui nuovi volti e sui conduttori contemporanei: “Non voleva esprimere giudizi sui nuovi conduttori, era restìo” aggiunge Assumma.