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Pippo Baudo, cosa facevano i direttori Rai durante il lutto: è polemica

Rai senza bussola: voci interne, presenze simboliche e assenze eccellenti

Dietro le quinte, infatti, rimbalzano le frasi che pesano: “Una dirigenza non pervenuta” (Fanpage). È la sintesi – amara – che circola nei corridoi: direttori rimasti in vacanza, telefoni che squillano a vuoto, riunioni a geometria variabile proprio mentre l’azienda è chiamata a onorare il suo simbolo più riconoscibile. Il paragone corre a Raffaella Carrà: «Quello che è mancato rispetto alla morte di Carrà è una linea editoriale che indicasse cosa fare». Allora, nel 2021, la Rai seppe dare una traccia al dolore del Paese; oggi, dicono, la cornice editoriale è apparsa incerta, affidata più al cuore dei dipendenti che a un indirizzo univoco.

Eppure il quadro non è monocolore. Tra le presenze che contano si registrano il direttore generale Roberto Sergio – legato a Baudo da sincera amicizia – impegnato nell’organizzazione della camera ardente al Teatro delle Vittorie, e le consigliere Simona Agnes e Federica Frangi, insieme al direttore Adriano De Maio. Sul versante opposto spicca l’assenza dell’amministratore delegato Giampaolo Rossi ai funerali di Militello: aveva salutato alla camera ardente, ma il mancato arrivo in Sicilia è apparso a molti irrituale. E la critica interna, riporta Fanpage, si fa esplicita: «Per la Rai Pippo Baudo è Pippo Baudo. Ci sono direttori che non si sono visti. – si legge – Puoi stare in ogni parte d’Italia, ma prendi un treno e vieni qui. Se perdi un giorno di vacanza non succede nulla».

In mezzo, il Paese: il pubblico che Baudo ha formato e intrattenuto, le generazioni cresciute tra Sanremo, i varietà, i talenti lanciati, il lessico familiare della Tv generalista. La Rai si ritrova così nell’occhio del ciclone emotivo e simbolico: da un lato la rapidità del racconto, dall’altro la richiesta – pressante – di una guida. Non è solo un tema di protocolli o di agende estive: è la misura di quanto un’istituzione culturale sappia tenere insieme memoria e visione nei momenti che la definiscono. Le voci interne chiedono una rotta, il pubblico riconsegna l’abbraccio; gli equilibri si ridisegnano nelle ore in cui una nazione saluta Pippo Baudo e si chiede quanto la Rai sappia ancora essere, fino in fondo, la sua casa.

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