“Condannate dai media, ignorate dalla tv”
Uno degli aspetti più amari emersi nell’intervista riguarda le conseguenze sociali e lavorative che la famiglia Selassié sta affrontando. “Oggi è difficile chiudere contratti con i brand o organizzare serate. Le porte si sono chiuse da dicembre”, ha ammesso Jessica. Il sospetto? Che dietro l’ostracismo vi sia l’ombra della denuncia e lo stigma legato alla disabilità di Manuel. Jessica si interroga a voce alta: “Forse siamo considerate troppo trash? O forse è perché siamo le sorelle di una ragazza condannata? Una ragazza che, ricordiamolo, non ha mai ammesso le accuse e che ha sempre sostenuto di avere la verità dalla sua parte”, riporta Biccy. Una dichiarazione forte, che accende i riflettori sul doppio standard mediatico con cui vengono trattate le figure pubbliche coinvolte in casi giudiziari.
Una storia ancora aperta: la parola ora al tribunale
Come sottolineato anche nell’intervista, la vicenda è ancora aperta e sarà la magistratura a stabilire la verità dei fatti. Finora, solo Manuel Bortuzzo ha potuto raccontare la propria versione in TV, mentre le sorelle Selassié si sono viste escluse da molti spazi di visibilità. “Ora anche noi vogliamo dire la nostra”, afferma Jessica. Una richiesta legittima, quella di ascoltare entrambe le versioni, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. La vicenda, tra amori finiti male, denunce e restrizioni, si è trasformata in un caso mediatico e umano che mette in luce i limiti della gestione dell’informazione quando si mescola con la giustizia.
