Un’intimidazione non isolata
Non è la prima volta che il giornalista subisce minacce. Nel 2023, nello stesso punto davanti alla sua abitazione, furono rinvenuti due proiettili di pistola, un segnale inequivocabile. Gli investigatori stanno ora confrontando i due episodi: il luogo scelto, le modalità, l’assenza di telecamere, e la conoscenza precisa dei movimenti della famiglia. Tutti elementi che fanno pensare a un’azione pianificata nei dettagli, forse su commissione. Tra le ipotesi in campo figurano gruppi criminali locali, bande albanesi e frange di ultrà, ma anche l’azione di un “lupo solitario” non è esclusa. L’obiettivo, in ogni caso, potrebbe essere quello di intimidire non solo il giornalista, ma anche le sue fonti, scoraggiandole dal collaborare con Report.

“Non ci facciamo intimidire”: Ranucci torna in onda
A pochi giorni dall’attentato, Sigfrido Ranucci ha confermato che Report tornerà regolarmente in onda il 26 ottobre. “Non ci facciamo intimidire, continueremo a raccontare con il nostro solito sguardo”, ha dichiarato.
Il giornalista vive sotto scorta dal 2010, dopo aver ricevuto minacce legate alle sue inchieste su mafia, corruzione e potere economico, e negli ultimi mesi la sua tutela è stata ulteriormente rafforzata.
L’attacco ha suscitato condanna unanime dal mondo politico e giornalistico, con numerosi messaggi di solidarietà. Il ministro dell’Interno ha disposto un rafforzamento delle misure di sicurezza per Ranucci e la sua famiglia. Ma il messaggio più forte è arrivato proprio da lui, davanti alle telecamere: “Chi prova a fermarci non ha capito che non siamo soli. Il giornalismo libero non ha paura”.