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Regine della tv, amiche dei miti: da Sinatra a Mastroianni, la vita segreta delle Kessler

Le amicizie leggendarie: Sinatra, Magnani, Mastroianni, Zeffirelli

Il loro mondo era un circolo magico di talenti assoluti. Raffaella Carrà era, per Ellen, la regina che con il Tuca Tuca aveva aperto una rivoluzione. Mina, invece, “gentile e distaccata”. Con Frank Sinatra, raccontavano, era delizioso: irascibile, sì, capace di scagliare un telefono contro il muro, ma sempre impeccabile con loro. Una sera Anna Magnani, vedendole entrare in un ristorante, si alzò in piedi, le applaudì e urlò: “Siete meravigliose”.
Marcello Mastroianni, divertito, disse una frase rimasta scolpita nei ricordi di Ellen: “Sto stro*zo di Orsini si è preso una bella ragazza”. E poi c’erano le estati a Positano nella villa di Franco Zeffirelli: atmosfere internazionali, personaggi incredibili come Gregory Peck, il direttore d’orchestra Carlos Kleiber, Carla Fracci che faceva ginnastica con loro all’alba. E perfino una rissa furibonda tra il figlio adottivo di Zeffirelli e Rudolf Nureyev, che Ellen vide da vicino prima di ritirarsi in camera per paura dei cocci che volavano.

Tra lavoro, disciplina e vita privata: scelte, rinunce e libertà

Il racconto delle Kessler non era mai vittimista. Sul Me Too, Ellen diceva che ai loro tempi una pacca sul sedere era considerata un complimento, riconoscendo però che quel mondo era profondamente diverso. La maternità non era mai stata al centro dei loro pensieri: “Meglio così, non sappiamo cosa ci manca. Ho sempre voluto essere indipendente”.

Parlavano al plurale, spesso, ma erano diverse: Alice più ordinata e pigra, Ellen più inquieta e sportiva. Non avevano assicurato le gambe, ma nei contratti Rai c’era una clausola rigidissima: niente scale, solo ascensore, per evitare incidenti. Con Don Lurio, coreografo durissimo, raccontavano esercizi spietati che le facevano tornare a casa con le ginocchia sbucciate. Litigavano anche tra loro, sì, ma per sciocchezze. E più di una volta rischiarono di sciogliere il duo, salvo poi ricomporsi come se nulla fosse.

L’ultimo desiderio: un’urna per tre

Il loro testamento parlava chiarissimo: volevano che le loro ceneri venissero mescolate e conservate insieme a quelle della madre e del loro amato barboncino Yellow. Sapevano che in Baviera non è consentito, ma lo avevano scritto comunque. Perché la loro storia, dall’inizio alla fine, è stata una storia di unione. Un duo perfetto, un marchio, un simbolo dello spettacolo italiano. Le Kessler se ne sono andate così: unite, come cantavano, ballavano, amavano.

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