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Stefano D’Orazio, la vedova Tiziana contro la figlia mai riconosciuta: cosa ha fatto quando è morto

Stefano D’Orazio e il risarcimento richiesto a Francesca Michelon

Al centro delle polemiche, riporta il Corriere della Sera, ci sarebbe la richiesta di risarcimento per danni psicofisici pari a 100mila euro avanzata nei confronti di Francesca Michelon, la figlia mai riconosciuta dal musicista. Giardoni precisa che non si tratta di una nuova iniziativa legale, ma di una richiesta già presentata in primo grado e riproposta in appello. «Le domande di risarcimento sono le stesse già presentate in primo grado e riproposte in appello», chiarisce, respingendo l’idea di un’azione successiva o ritorsiva.

Secondo la sua ricostruzione, quei danni sarebbero direttamente collegati allo stato di profonda sofferenza vissuto da Stefano D’Orazio, segnato da un rapporto mai davvero nato con la figlia biologica. Un legame che, anziché evolversi sul piano affettivo, si sarebbe progressivamente ridotto a richieste economiche continue. Una situazione che avrebbe portato il musicista a definirsi «un bancomat», fino al punto di dover ricorrere a cure mediche e antidepressivi per far fronte al disagio emotivo.

Giardoni sottolinea come il marito desiderasse un rapporto autentico, non imposto né mediato dal denaro, un desiderio rimasto inappagato e fonte di frustrazione crescente. Un dolore che, a suo dire, viene oggi ignorato o minimizzato nel dibattito pubblico.

Stefano D’Orazio, la rinuncia ai figli e il trauma dopo la morte

Nel racconto di Tiziana Giardoni c’è spazio anche per una scelta personale dolorosa: la rinuncia ad avere figli. «Lo avrebbe voluto con tutte le sue forze», racconta riferendosi al desiderio di Stefano D’Orazio di costruire un legame vero. E porta un esempio preciso: per Silvia, la figlia della sua ex compagna Lena Biolcati, il musicista è stato «un padre a tutti gli effetti», pur non essendo il genitore biologico. Un’esperienza che dimostrerebbe, secondo Giardoni, la sua capacità e volontà di essere presente e affettuoso.

Diversa, invece, la relazione con Francesca Michelon. «La Michelon però non voleva il suo affetto», afferma. Accusata di essersi intromessa, Giardoni respinge ogni addebito: «Io rispettavo la volontà di mio marito, che voleva a un certo punto minimizzare gli incontri per la sofferenza che gli procuravano». Una decisione maturata per proteggersi da ulteriori ferite emotive e che avrebbe inciso profondamente anche sulla loro vita di coppia. «Accettai per amore, ma non è stato facile», confida.

Il test del Dna dopo la morte di D’Orazio

Il momento più duro resta però quello immediatamente successivo alla morte di Stefano D’Orazio, avvenuta il 6 novembre 2020. La richiesta, da parte degli avvocati di Francesca Michelon, di effettuare un test del Dna sul corpo del musicista appena deceduto viene definita da Giardoni come un gesto devastante, capace di riaprire ferite ancora sanguinanti. Oggi dice di sentirsi sostenuta solo dalla propria famiglia, mentre resta la speranza che anche i Pooh possano far sentire la loro vicinanza in una vicenda che continua a intrecciare giustizia, dolore e memoria.

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