Vittorio Emanuele Parsi racconta la sua esperienza premorte: l’intervista al «Corriere della Sera»
«Sono stato portato a Belluno in ambulanza, e lì ho avuto la fortuna di trovare il primario di Cardiologia, Alessandro de Leo che ha subito capito che la mia era una dissezione dell’aorta. (…) Mi ha detto due cose, che ricorderò sempre. La prima: dobbiamo farle un’operazione salvavita. La seconda: può andare male. Ho potuto fare due telefonate», ha svelato Vittorio Emanuele Parsi, che ha detto di aver chiamato la figlia maggiore e la compagna Tiziana. È stato in bilico tra la vita e la morte per giorni: «Ricordo tutto il periodo in coma. Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane», ha dichiarato. (continua a leggere dopo le foto)
«Ad un certo punto mi sono chiesto chiesto se fossi morto»
Cosa sentiva? «Non dolore ma stanchezza fisica, una immensa spossatezza. A un certo punto mi sono chiesto se fossi morto. Ho pensato: non ce la faccio, forse basta lasciarsi andare e tutto passerà. La morte non potrà essere tanto peggio», ha detto Parsi. «Poi ho pensato alle mie figlie e a Tiziana. Ho visto il suo volto, volevo rivederlo. È chiaro che non volevo lasciare sole neanche le mie figlie, ma in qualche modo prima o poi i figli li lascerai. Ho parlato con mia madre e con mio padre, che non ci sono più: “Datemi una mano voi, non è il momento di raggiungervi”. È stato allora che ho materializzato nella mente quegli omini di gomma che vendevano nei ruggenti anni ‘70 e ‘80, che si lanciavano sul vetro e si appiccicavano e salivano e scendevano… Ecco, ho visto me stesso un po’ come uno di quegli omini, a risalire l’immenso crepaccio, con tutta la fatica del mondo. E quando poi sono arrivato in cima ho aperto gli occhi. E ho visto Tiziana che era lì con me», ha svelato il professore. (continua a leggere dopo le foto)
Vittorio Emanuele Parsi racconta la sua esperienza premorte: «Penso fosse l’Ade, nessuna luce…»
«Penso fosse l’Ade. Il fiume in cui stanno le anime morte. Non ho visto nessuna luce, nessuna speranza che non fosse quella di lottare per vivere. Forse quando si muore la sensazione è quella di un abbraccio. La morte la viviamo come spaventosa, io non ne ho mai avuto grande simpatia, non nutro aspettative su quello che verrà dopo. Però la cosa che mi ha sorpreso è che non provavo paura», ha dichiarato Parsi, che ha ammesso di aver pianto. La sua vita è cambiata? Sì, non ha dubbi: «Non sarà quella di prima. Ma voglio andare avanti a fare il mio mestiere, scrivere, riflettere, impegnarmi in quella che chiamiamo la terza missione». Ossia, «partecipare al dibattito pubblico. Non è una questione di vanità, ci sono delle battaglie in cui credo», ha concluso Parsi.