Un talk tra satira e malinconia
Lontano dal classico talk show, Fin che la barca va è un esperimento che mescola satira, costume e malinconia, in un equilibrio tutto chiambrettiano. «Non è un programma politico, ma la politica entra comunque, come entra la vita. Inviterò tutti, da Elly Schlein ai leader della destra, perché in ogni personaggio c’è qualcosa da imparare o da dimenticare». Chiambretti non risparmia neppure una riflessione sul sistema televisivo: «Oggi la memoria vince sulla sperimentazione. Si rilanciano programmi di quarant’anni fa e nessuno rischia più. Ma la tv, come la barca, deve muoversi. Se si ferma, affonda». E a proposito di onde, confessa: «Non soffro il mal di mare, ma preferisco il mal d’amore».

Il timoniere più imprevedibile della tv
A quasi settant’anni, Chiambretti rimane uno dei pochi conduttori italiani capaci di reinventarsi senza rinnegarsi. «Ho remato tanto e oggi ho le braccia di Hulk. Ma nella vita, se arrivano le delusioni, bisogna sempre trovare nuovi stimoli. Mia figlia Margherita, che ha 14 anni, è la mia bussola: è per lei che non mollo mai». Nel suo modo di fare tv convivono ironia e malinconia, coraggio e disincanto. E forse è proprio questo il segreto della sua longevità artistica. Con la barca che torna a solcare il Tevere, Fin che la barca va promette di essere, ancora una volta, un viaggio dentro la realtà e dentro se stessi. Perché, come ripete Chiambretti, «siamo tutti sulla stessa barca – ma per non affondare, bisogna continuare a remare».