
Il cast che scricchiola
Le tensioni attuali emergono con chiarezza collegando nomi altisonanti con la parola più temuta nel mercato discografico: rifiuto. Alcuni big di primo piano — da Tiziano Ferro a Annalisa, passando per Ernia, reduce dai successi rap — avrebbero declinato l’invito. Secondo alcune fonti, Ferro non ha neppure inviato un brano: una scelta che, per Conti, non è stata indotta da mancanza di appeal ma da una scelta legata ai suoi “altri progetti” (RDS).
Chi la rifiuta per motivi artistici, chi per paura del palco o dell’esposizione mass mediatica: come nel caso di Alfa, che dopo rumors ha chiarito davanti al suo pubblico di non aver presentato alcun brano (105.net). L’assenza di questi nomi non è solo una ferita per lo spettacolo, ma un segnale di una sfiducia penetrante, che non risparmia neanche gli artisti più consolidati.

Le manovre di Conti
Di fronte alle resistenze, Carlo Conti non sta a guardare: ha alzato l’asticella del numero dei Big in gara — da 26 a 30 — con l’obiettivo di conquistare la fiducia dei discografici e convincere quelli esitanti (RTL). Questa mossa strategica diventa un’arma a doppio taglio: più partecipanti significa anche più eterogeneità, ma non garantisce qualità o visibilità.
Conti ha ammesso che la selezione è stata complicata: ha ricevuto centinaia di proposte e, tra di esse, “almeno otto canzoni rimaste fuori avrebbero meritato di essere sul palco dell’Ariston” (RDS). Aggiunge di sentire molto la responsabilità della scelta: “non ci dormo la notte”.
Verso un Sanremo in trasformazione
L’assunto “Sanremo è Sanremo” non regge più senza crepe: molti interpretano il momento come la fine di un ciclo. I nomi che circolano come jolly — outsider come Sayf, Frah Quintale, Venerus, oppure artisti più tradizionali come Gianni Morandi o Arisa — indicano che il Festival punta a un equilibrio diverso, tra sperimentazione e nostalgia.
Conti, interrogato sul suo futuro, ha già parlato di possibile passaggio di testimone: “Il mio successore? Stefano De Martino o Fiorella Mannoia” (RDS). Non è solo un cambio di facciata: potrebbe essere l’avvio di una rigenerazione radicale, necessaria se Sanremo vuole recuperare il suo appeal di un tempo.
L’ampiezza dell’offerta, però, mette in luce un dilemma cruciale: può un cast audace ma eterogeneo compensare l’assenza di star consolidate? Il Festival può vivere di outsider, oppure il brand Sanremo rischia di perdere il suo peso storico?
E mentre l’Ariston si prepara ad accogliere nuovamente il pubblico, le premesse lasciano intravedere una sfida complessa: catturare l’interesse del pubblico senza tradire l’identità di un Festival che da decenni è un punto di riferimento imprescindibile per la musica e lo spettacolo italiano. La posta in gioco è alta, e ogni mossa di Conti sarà scrutinata da spettatori, media e social network.