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Serie tv turche: perché piacciono così tanto al pubblico italiano

Can Yaman, Demet Özdemir e le nuove icone del divismo globale

Il successo delle serie tv turche in Italia è anche un successo di immagine. Il caso più emblematico è quello di Can Yaman, che da volto amato del pomeriggio di Canale 5 è diventato testimonial di marchi di lusso, attore protagonista di fiction italiane (come Viola come il mare) e personaggio da copertina. Il suo fascino mediterraneo, la sua presenza scenica e l’abilità nel promuoversi sui social ne hanno fatto un’icona pop, amatissima in particolare dal pubblico femminile.

Al suo fianco si sono affermate altre star della nuova ondata turca: Demet Özdemir, volto amatissimo di DayDreamer e My Home My Destiny, è diventata uno dei volti più richiesti anche a livello europeo. İbrahim Çelikkol, Kıvanç Tatlıtuğ, Birce Akalay sono solo alcuni dei nomi che dominano le produzioni originali di Netflix, confermando che il fascino delle star turche ha oltrepassato i confini nazionali.

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La Turchia è il terzo esportatore mondiale di contenuti tv

Dietro questo fenomeno c’è una strategia ben precisa. La Turchia, consapevole della forza del proprio settore audiovisivo, ha investito in maniera massiccia nel soft power culturale, portando le sue produzioni in oltre 150 Paesi e posizionandosi come terzo esportatore mondiale di contenuti tv, dietro solo a Stati Uniti e Regno Unito. Il risultato è una diffusione capillare delle dizi, che oggi sono un biglietto da visita importante per l’identità culturale del Paese.

Le serie turche soddisfano un bisogno narrativo profondo, soprattutto in un momento storico in cui la tv generalista cerca nuove forme di coinvolgimento e la serialità internazionale rischia spesso di diventare troppo distante. Le dizi, invece, parlano una lingua emotiva che il pubblico italiano conosce bene.

Mediaset contro Netflix: due visioni diverse dello stesso successo

Il boom delle serie turche in Italia ha due protagonisti principali: Mediaset e Netflix, che approcciano però il fenomeno in modo molto diverso. Mediaset ha scelto di puntare su un modello consolidato, programmando le dizi nel daytime, con episodi lunghi, perfetti per la fruizione familiare e la serialità continua. È il caso di La rosa della vendetta o Tradimento, che accompagnano ogni giorno il pubblico di Canale 5 con il loro ritmo avvolgente e prevedibile, nel senso più positivo del termine.

Netflix, al contrario, si è concentrata su titoli più brevi, intensi, autoriali, con una scrittura più moderna e spesso orientata a tematiche internazionali. Serie come Mezarlik o Kubra mostrano una Turchia diversa, urbana, inquieta, riflessiva, in grado di parlare al pubblico globale. La qualità visiva e la profondità dei temi avvicinano questi titoli ai modelli delle produzioni occidentali più prestigiose. In comune, però, c’è il cuore del racconto: storie che parlano di relazioni, valori, emozioni e traumi. È proprio questa combinazione di accessibilità e intensità emotiva a colpire lo spettatore italiano, da sempre affezionato a trame familiari, personaggi complessi e racconti di riscatto.

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