L’alleato Sumar si smarca: «Fine del sanchismo»
Il colpo di scena più rilevante arriva proprio da Sumar, il movimento guidato da Yolanda Díaz, parte integrante della coalizione di governo. In un comunicato secco e durissimo, Sumar ha annunciato la rottura politica con Sánchez, decretando di fatto la fine del “sanchismo”. «Cada chi deve cadere», è stata la frase pronunciata da uno dei portavoce del partito, lasciando poco spazio a interpretazioni.
Nel Parlamento spagnolo l’aria è cambiata. Lo si vede dalle reazioni delle opposizioni, ma anche da come gli ex alleati ora prendono le distanze. Le accuse a Cerdán sono solo l’ultima goccia di un vaso traboccante, che include anche le inchieste a carico della moglie di Sánchez, Begoña Gómez, e del fratello David Sánchez.

L’opposizione chiede elezioni, il premier resta freddo
Pedro Sánchez ha commentato l’arresto del suo ex numero 3 con una frase che suona glaciale: «Il partito ha già fatto quello che doveva fare, ora è il momento di fare giustizia». Una presa di distanza che però non ha convinto nessuno. I leader dell’opposizione l’hanno interpretata come una mossa disperata, un tentativo maldestro di isolarsi dal caso Cerdán senza pagare un prezzo politico.
La segretaria generale del Partito Popolare, Cuca Gamarra, ha attaccato duramente: «Se il sanchismo va in prigione, è ora di dare la parola agli spagnoli, di sciogliere il Parlamento». Ancora più esplicito il leader Alberto Núñez Feijóo: «Sánchez ha promosso Cerdán sei mesi fa, e ora lui finirà in carcere. Questo governo è finito».
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Un futuro politico appeso a un filo
Il clima è incandescente. La fiducia nella tenuta del governo è ai minimi storici, e le voci su elezioni anticipate si fanno sempre più insistenti. Sánchez si ritrova ora senza l’appoggio di Sumar, con la maggioranza parlamentare che rischia di sgretolarsi da un momento all’altro. E il peggio potrebbe ancora arrivare, perché l’inchiesta su Cerdán pare solo la punta dell’iceberg.
Le prossime settimane saranno determinanti. L’opinione pubblica è in fermento, i giornali spagnoli parlano già di crisi istituzionale, e l’idea di un Sánchez dimissionario non sembra più così lontana. Se il premier riuscirà a sopravvivere a questa bufera, lo farà da uomo politicamente dimezzato, sotto assedio, e con una fiducia parlamentare che scricchiola a ogni ora.