
Il tema della sicurezza delle acque minerali acquistate nei supermercati italiani torna a occupare un posto centrale nel dibattito pubblico, dopo la divulgazione di una recente indagine che mette in discussione la qualità di numerosi prodotti largamente consumati. L’attenzione verso la qualità dell’acqua si rinnova in seguito ai risultati di uno studio commissionato da un’importante associazione ambientalista internazionale, che ha riscontrato la presenza di sostanze chimiche potenzialmente pericolose in alcune delle marche più note e diffuse nel territorio nazionale. Questo allarme ha rapidamente coinvolto non solo i consumatori, sempre più attenti alla propria salute, ma anche diversi esponenti politici che hanno sollecitato interventi e chiarimenti da parte delle istituzioni competenti.
Leggi anche: “Non avevo nessun sintomo, ora ho un tumore”. Poi avverte: “Non fate i miei stessi errori”

Tracce di Tfa nell’acqua del supermercato
L’indagine ha evidenziato come sei marchi di acqua minerale su otto analizzati presentino tracce di acido trifluoroacetico (Tfa), una molecola che appartiene alla famiglia dei Pfas, note anche come “sostanze chimiche eterne” per la loro elevata persistenza nell’ambiente. La scoperta ha portato a un acceso confronto, alimentando interrogativi sulla sicurezza dei prodotti quotidianamente presenti sulle tavole degli italiani e sulle possibili implicazioni a lungo termine per la salute pubblica.
La pubblicazione dei risultati ha generato una forte risonanza, con la richiesta di maggiore trasparenza e rapidità nelle risposte da parte delle aziende coinvolte e delle autorità di controllo. Numerosi cittadini hanno espresso preoccupazione, mentre alcune organizzazioni di tutela dei consumatori hanno invocato maggiori controlli e l’adozione di normative più stringenti per garantire la sicurezza degli alimenti e delle bevande in commercio. Parallelamente, la questione ha raggiunto anche il Parlamento, dove sono state presentate interrogazioni parlamentari per chiarire la situazione e individuare eventuali carenze nei processi di controllo.

L’associazione ambientalista ha sottolineato come la presenza di Pfas nelle acque minerali sia un fenomeno che coinvolge non solo l’Italia ma anche altri Paesi europei, richiedendo quindi una risposta coordinata a livello internazionale. L’analisi si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso queste sostanze e i loro effetti sulla salute, in particolare per la capacità di resistere ai processi naturali di degradazione.
L’indagine ha ricevuto ampia copertura anche sui media internazionali, alimentando il dibattito sulla necessità di rafforzare le normative attualmente in vigore e di promuovere una maggiore informazione rivolta ai consumatori. Le aziende interessate, contattate dai giornalisti, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito ai risultati pubblicati.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva