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Addio a un mito del cinema italiano: il suo viso indimenticabile

Addio Wolfgang Hillinger, il “Delon della Brianza”

Wolfgang Hillinger è morto all’età di 85 anni. Originario di Monaco, aveva scelto un angolo di Brianza come rifugio, lontano dai clamori. A raccontarne la parabola è Carlo Belgir, compagno di una vita e custode dei ricordi più preziosi. Nessuno meglio di lui può restituire il ritratto autentico di chi era stato definito «i più belli di tutti» da un maestro come Luchino Visconti.

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Wolfgang Hillinger in uno dei suoi ruoli cinematografici

Wolfgang Hillinger, una carriera tra giganti del cinema

La sua storia artistica si snoda attraverso una ventina di film, spesso in ruoli brevi ma mai banali. La statura scenica e la bellezza fuori dal comune lo resero una presenza ricercata. Ha lavorato con registi come Visconti, Pasolini – che lo volle nel memorabile DecameronFellini nel visionario Satyricon e Benigni in La vita è bella. Restano memorabili anche le sue apparizioni nelle commedie del periodo d’oro del cinema italiano, come il celebre Diabolik di Mario Bava.

Scena dal film Diabolik di Mario Bava con Hillinger

Una vita oltre la finzione

Ma la vera passione di Wolf era la vita stessa. «Wolf amava più la vita vera che la finzione del cinema», ricorda Belgir. «Abbiamo condiviso un’infinità di esperienze. Siamo stati legati sentimentalmente da giovani, poi la passione ha lasciato spazio a una convivenza e a un’affinità profonda». Un sentimento che si è concretizzato nel 2017, quando i due hanno celebrato la loro unione civile, segnando il primo matrimonio arcobaleno della Brianza. Un gesto che ha coronato decenni di condivisione e complicità.

Il loro legame si è mantenuto saldo fino all’ultimo. «L’ultima sera prima che morisse siamo andati al cinema a vedere un film d’autore cinese. Per noi era sempre così: cinema, teatro, cultura. Mai fermi».

Un viaggiatore che ha scelto la Brianza come casa

Gli anni Sessanta brillavano di creatività e sperimentazione. «Ci conoscemmo sul set di un suo film. Frequentavamo entrambi i circoli culturali milanesi», racconta Belgir. Poi la scoperta della Brianza, dove Hillinger trovò la sua dimensione ideale: «Si innamorò subito della tenuta. Il giardino lo ha creato lui». Viaggiatore instancabile, Wolf amava perdersi tra giungle, foreste e città lontane. «Si è ritrovato tra giungle, foreste, città lontane. Una volta si unì persino a una tribù di berberi e rimase con loro nel deserto. Diceva sempre che più che tedesco si sentiva un egiziano mancato».

Nonostante le radici lontane, fu proprio in Brianza che Hillinger trovò la sua vera patria. «Qui lo conoscevano tutti», ricorda Belgir. «Si divertiva a parlare dialetto, con un accento tedesco irresistibile. Con il suo sorriso sapeva conquistare chiunque incontrasse».

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