Alain Delon e il suo amore per gli animali
“Tutta la mia vita è lì, nelle tombe dei miei cani“. In queste parole si vede tutto l’amore che Alain Delon aveva per i suoi amici fedeli. E nel terreno di casa sua a Douchy, nel corso della sua vita, hanno trovato il riposo eterno circa 50 cani. Ciascuno con la sua lapide, con il suo nome. Le coppie sepolte insieme. Un cimitero, per averli vicino a sé per sempre. Un luogo eterno dove lo stesso attore francese ha chiesto di essere sepolto. Uno dei suoi primi quattrozampe è stata Gaia, una femmina di Dobermann. “Un giorno le ho urlato contro, le ho dato uno schiaffo sulle natiche. Lei si è seduta e mi ha guardato – raccontava Delon – . L’ho vista piangere. Da allora ho capito tutto. Da allora i miei cani hanno sempre sorriso“. (continua dopo la foto)
La richiesta
Uno degli ultimi suoi cani è stato Loubo, un Pastore belga Malinois adottato nel 2014 a cui era molto legato. Un attaccamento quasi morboso, tanto che l’attore disse di aver lasciato tra le sue ultime volontà una precisa richiesta che relativa al suo amato Loubo: se fosse morto prima del cane, il veterinario avrebbe dovuto sottoporlo a eutanasia perché non voleva che rimanesse solo. Un augurio che ha spaccato gli amanti degli animali: la maggior parte non ha gradito la richiesta, considerandola un gesto egoistico. “Se muoio prima di lui, chiederò al veterinario di partire insieme. Gli farà un’iniezione in modo che “muoia tra le mie braccia. Lo preferisco piuttosto che sapere che si lascerà morire sulla mia tomba davanti a tanta sofferenza“, aveva detto l’attore.
“È il cane della mia fine vita perché non voglio morire e lasciare dietro di me un cane (…) È il mio unico cane ed è è il cane della mia fine vita. Per me è capitale e molto importante“, disse ancora. E proprio questo amore così viscerale ha fatto molto soffrire l’attore francese quando anche Loubo è rimasto coinvolto nelle ultime battaglie familiari: fra le varie accuse rivolte alla compagna dell’attore c’era anche quella di aver maltrattato il cane e di averlo fatto finire in un rifugio.