
Roma torna al centro dell’attenzione per una vicenda che mette i brividi: la Polizia Locale di Roma Capitale, nel corso di accurati controlli, ha scoperto e sequestrato oltre 100 chili di alimenti scaduti e mal conservati. Una vera e propria emergenza che non riguarda soltanto il rispetto delle regole commerciali, ma soprattutto la tutela della salute dei cittadini.
Le verifiche, condotte ieri in collaborazione con la Polizia di Stato, rientrano nelle consuete attività di monitoraggio degli esercizi commerciali e dei minimarket della città. Questa volta, però, gli agenti si sono trovati davanti a un quadro allarmante: non solo alimenti scaduti, ma anche violazioni amministrative gravi, con un giro di affari che ha portato a multe salatissime.
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Il chiosco vicino via Veneto
Il primo caso eclatante è stato scoperto nei pressi di via Veneto, una delle zone più note e frequentate della Capitale. Qui gli agenti hanno accertato una serie di irregolarità in un chiosco che, secondo le autorizzazioni, avrebbe dovuto vendere esclusivamente prodotti alimentari confezionati.
Eppure, oltre all’ampliamento abusivo di suolo pubblico, sono stati trovati sugli scaffali articoli per l’igiene personale e accessori di telefonia, in palese violazione delle norme. Ma lo scenario più inquietante è stato quello degli alimenti: conserve, frutta secca, dolciumi e persino prodotti ortofrutticoli scaduti, mal conservati o privi di etichettatura e tracciabilità.
L’intervento ha portato al sequestro di circa 80 chili di merce e a sanzioni complessive di 11 mila euro a carico del gestore. Un’informativa è già stata trasmessa al municipio competente per gli ulteriori adempimenti.
Monte Mario, altro sequestro shock
Non è finita qui. Durante la stessa giornata di controlli, i caschi bianchi hanno ispezionato anche un minimarket nella zona di Monte Mario. Anche in questo caso la situazione non è stata meno grave: gli scaffali nascondevano 20 chili di alimenti scaduti, tra cui surgelati e prodotti in scatola.
Gli agenti hanno immediatamente proceduto al sequestro della merce, elevando ulteriori sanzioni per un valore superiore a 4 mila euro. Un colpo durissimo per l’attività, ma inevitabile per la salvaguardia della salute pubblica.
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