Le parole dell’esperto
Francesco Sulpizio, presidente Cai Abruzzo, in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero, è intervenuto sulla triste vicenda dei due alpinisti dispersi. Sulpizio conosce bene la “direttissima”, ovvero il percorso da loro intrapreso, e ha ammesso che rischi e pericoli ci sono sempre: “Noi che conosciamo la nostra montagna, il Gran Sasso, che muta molto velocemente, non saremmo andati“. Sulpizio punta il dito soprattutto sull’allerta meteo: “Le informazioni sulle condizioni meteo sono molto rispettate, soprattutto da alpinisti seri. Quel giorno, domenica scorsa, l’allerta meteo partiva verso le 4 e mezza/ 5 del pomeriggio. Quindi durante la mattinata su quasi tutte le montagne d’Abruzzo c’era stata una buona frequentazione. Anche perché non c’era ancora tanta neve. Purtroppo questa allerta meteo si è anticipata con il cambiamento dei venti, che venivano dall’Adriatico e quindi da Est. Quindi loro si sono trovati in difficoltà scendendo per la direttissima“. (Continua…)
Come si potevano salvare
L’esperto ha spiegato anche che i due alpinisti, se fossero stati più prudenti, avrebbero fatto meglio a non salire e così si sarebbero salvati: “Non possiamo adesso catechizzare oppure colpevolizzare. Purtroppo ci hanno rimesso la pelle e certamente se avessero usato un po’ più di prudenza forse sarebbero in vita. Anche Edmund Hillary e Tenzing Norgay se non avessero osato l’Everest non lo avrebbero conquistato. L’appassionato di montagna sa che è un rischio. Se fossero andati scendendo a destra, sarebbero andati verso il rifugio Garibaldi, campo Pericoli. Sfortunatamente hanno preso a sinistra, nell’insenatura tra il Monte Aquila e l’attacco della via che porta al Corno Grande, là subito si va su sullo strapiombo, su una pendenza maggiore. Avranno trovato la lastra di ghiaccio, saranno caduti e sono finiti nella Valle dell’Inferno“.