La trasformazione di un’icona: da mecenate a mediatrice
Per anni Miriam Adelson è stata conosciuta come la “grande benefattrice” della destra israeliana, ma oggi la sua immagine pubblica sta cambiando. In Israele non è più soltanto la donna che finanzia, bensì una figura capace di mediare, di entrare nei momenti più tesi e trovare soluzioni pratiche dove la politica fallisce.
I media locali la descrivono come una “consigliera silenziosa”, capace di influenzare equilibri politici e diplomatici anche senza ricoprire incarichi ufficiali.


Quando Trump la cita in pubblico: l’elogio che svela tutto
Il recente episodio alla Knesset ha rappresentato una sorta di consacrazione pubblica. Davanti a leader e delegazioni internazionali, Trump l’ha chiamata per nome:
“Guardatela, è lì seduta, tranquilla, ma ha sessanta miliardi in banca”.
Poi, con il suo consueto tono ironico, ha aggiunto:
“Le ho chiesto se ama di più Israele o l’America. Non ha voluto rispondere, e questo… potremmo definirlo un problema”.
Un riconoscimento plateale che, per molti analisti, conferma il suo peso reale nella geopolitica mondiale.
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Il potere silenzioso di Miriam Adelson
Oggi Miriam Adelson non ha bisogno di titoli ufficiali né di incarichi diplomatici. La sua influenza si misura in reti di relazioni, finanziamenti e accessi diretti ai vertici di due Paesi chiave per l’equilibrio globale.
Per questo, in molti la definiscono la “donna più potente di cui nessuno parla”: una figura capace di muovere miliardi e strategie con la stessa discrezione con cui, alla Knesset, ascolta i discorsi seduta in seconda fila.