Perché l’olfatto è così legato all’Alzheimer
Il riconoscimento degli odori è un processo complesso, che coinvolge aree cerebrali come il bulbo olfattivo, la corteccia piriforme e strutture legate alla memoria, come l’ippocampo.
Queste regioni sono tra le prime a subire danni nelle fasi iniziali dell’Alzheimer.
Per questo motivo, un calo olfattivo improvviso – e non spiegabile da infezioni, allergie, condizioni temporanee o fumo – può essere un indicatore di stress neurologico precoce.
Il sapone è particolarmente significativo per due motivi:
1. È un odore quotidiano, quindi il cervello lo riconosce facilmente.
2. Non è estremamente complesso, quindi la difficoltà a percepirlo indica un deficit non banale dell’elaborazione sensoriale.

Un test semplice, che potrebbe cambiare la diagnosi precoce
Il coautore dello studio, Jeffrey Motter, sottolinea che i test olfattivi potrebbero diventare uno strumento fondamentale in medicina di base, permettendo di identificare rischi cognitivi prima che compaiano sintomi più evidenti.
Se integrati nei controlli di routine, potrebbero:
• favorire una diagnosi più tempestiva,
• permettere interventi anticipati,
• aiutare la ricerca a individuare persone a rischio,
• supportare le famiglie nell’osservare segnali che normalmente passerebbero inosservati.
Monitorare cambiamenti nella percezione degli odori – soprattutto quelli più familiari – può dunque diventare un indicatore prezioso e accessibile.
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L’importanza di ascoltare i piccoli cambiamenti
Molti sintomi iniziali dell’Alzheimer sono sottili, nascosti dentro azioni banali della quotidianità. Il fatto che uno dei possibili campanelli d’allarme possa trovarsi proprio nel momento della doccia rende questo dato ancora più sorprendente.
Riconoscere con difficoltà un odore abituale non significa automaticamente sviluppare la malattia, ma secondo gli esperti merita attenzione, soprattutto se il fenomeno persiste o peggiora nel tempo.