La testimonianza del patrigno: “Era ingestibile fin da piccolo”
A raccontare le ultime ore prima della fuga è stato Marco Montanari, patrigno di Cavallari, intervistato da Il Corriere della Sera. «Mia moglie vorrà sicuramente riabbracciarlo», dice. Ma subito dopo aggiunge, con amarezza: «Certi così ci nascono. Non ci si può fidare di persone del genere». Sulla giornata della laurea, Montanari ricorda un clima sereno: «A tavola si scherzava e si rideva. A fine pranzo ci ha detto che sarebbe andato dalla sua morosa. Siamo saliti sull’auto di un suo amico, un uomo di circa 35 anni che io non conoscevo, e ci siamo fatti accompagnare all’autostazione». Poi il buio: «Alle 19 ci ha chiamato il carcere: “Andrea non è rientrato”. Siamo rimasti così… increduli». Con sé aveva anche il regalo ricevuto per l’occasione: «Credo 300 euro», racconta Montanari. Quanto al passato del ragazzo, il patrigno non edulcora nulla: «Rubava, imbrogliava, sin da piccolo. Aveva dieci, dodici anni. Era ingestibile».

Ora si attende l’estradizione di Cavallari
Con la convalida dell’arresto e il trasferimento a Brians, per Cavallari si apre una nuova fase. Sarà la giustizia spagnola a decidere tempi e modalità del rientro in Italia, ma le autorità si muovono rapidamente. Intanto prosegue il lavoro per identificare chi ha aiutato Cavallari nella fuga, e ricostruire ogni dettaglio di una latitanza che, secondo gli inquirenti, non è stata improvvisata.