L’ultimo tentativo di incontro a Milano
La parte più toccante della lettera è quella in cui Anna Wintour racconta di aver saputo, lo scorso agosto, che Armani non stava bene. Trovandosi a Milano, aveva chiesto di poterlo andare a salutare nel suo celebre appartamento sopra l’atelier principale, in via Borgonuovo. L’appuntamento era stato fissato, ma poco prima dell’incontro un collaboratore dello stilista la chiamò per dirle che sarebbe stato meglio rimandare. Una porta rimasta chiusa, che oggi assume il peso di un addio mancato. «Avevamo programmato di incontrarci ma mentre mi dirigevo da lui, ricevetti una telefonata che mi spiegava che non sarebbe stato possibile». Un ricordo che lascia l’amaro in bocca, soprattutto perché la direttrice di Vogue sapeva che le condizioni di Armani si stavano aggravando.

La moda resa eterna
Nel suo lungo messaggio, Anna Wintour non si limita a raccontare episodi personali, ma riflette anche sull’eredità lasciata da Armani al mondo della moda. Secondo lei, lo stilista è riuscito a “sottrarsi con eleganza ai capricci e agli eccessi” di un settore spesso effimero, costruendo un’estetica senza tempo. Chiunque abbia indossato un abito firmato da lui, dagli attori di Hollywood alle star internazionali, ha potuto sperimentare quella magia: sentirsi allo stesso tempo moderni, sofisticati e profondamente autentici. Armani aveva capito il potere dei vestiti, la loro capacità di trasformare e valorizzare chi li portava. Non li usava per mascherare, ma per rivelare.
La lettera si chiude con le parole più intime e forse più struggenti. Quelle che Anna Wintour avrebbe voluto pronunciare di persona, se solo l’incontro di Milano fosse stato possibile. «Posso dire qui quello che gli avrei detto quel pomeriggio: che la moda è stata cambiata per sempre in meglio da lui e che molti di noi gli devono moltissimo», scrive. Un messaggio che va oltre l’omaggio: è una dichiarazione di debito collettivo, un riconoscimento del segno indelebile che Armani ha lasciato nella storia. Non solo come stilista, ma come uomo capace di insegnare rigore, autenticità e una visione che ha ridefinito l’idea stessa di eleganza.