
“Attacco improvviso”. Le esplosioni e poi l’incendio: tensione alle stelle, cosa succede – La guerra in Ucraina prosegue senza sosta, raggiungendo il giorno 1.334 di conflitto. In questo scenario di incertezza internazionale, emerge una proposta che rischia di ridefinire gli equilibri globali: il presidente russo Vladimir Putin avrebbe chiesto all’ex presidente americano Donald Trump la cessione completa della regione di Donetsk alla Russia come condizione per la fine delle ostilità. A rivelarlo sono due funzionari statunitensi di alto livello, secondo quanto riportato dal Washington Post.

“Attacco improvviso”. Le esplosioni e poi l’incendio: tensione alle stelle, cosa succede
La richiesta di Putin arriva in un momento di particolare fragilità geopolitica. Donetsk, fulcro industriale del Donbass, rappresenta da oltre un decennio uno dei territori più contesi, teatro di scontri sin dal 2014. Le forze ucraine hanno difeso la regione con tenacia, trasformandola nel simbolo della resistenza di Kiev contro le mire espansionistiche russe. Una sua eventuale cessione costituirebbe un duro colpo per il presidente Volodymyr Zelensky e per l’identità nazionale ucraina.
Alcuni analisti sottolineano come la strategia di Mosca, che da undici anni tenta di annettere il Donbass, si stia ora spostando su un piano diplomatico, coinvolgendo direttamente gli Stati Uniti e lasciando intravedere la possibilità di una trattativa che escluda il governo ucraino dal tavolo delle decisioni fondamentali. L’intensificarsi della pressione internazionale contribuisce ad alimentare tensioni già elevate, mentre le speranze di una soluzione pacifica restano appese a un filo. La situazione si complica ulteriormente con il recente attacco ucraino condotto da droni contro un impianto di produzione di gas russo a oltre 1.300 chilometri dal confine. Questa operazione militare dimostra la capacità di Kiev di colpire in profondità nel territorio russo, nonostante le limitazioni di risorse e armamenti.


Diplomazia in movimento: tra vertici e nuove alleanze
L’azione militare ucraina arriva a pochi giorni dal vertice tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, evento che ha accentuato le pressioni per una soluzione diplomatica del conflitto. Sullo sfondo si profila anche la possibilità di un incontro diretto tra Putin e Trump in Ungheria, dopo che l’Unione Europea ha dichiarato di essere pronta a concedere eccezioni alla chiusura dello spazio aereo per facilitare la partecipazione del leader del Cremlino. Un portavoce della UE ha precisato che «i Paesi membri possono concedere deroghe individuali alla chiusura dello spazio aereo» per la Russia. Questa apertura potrebbe permettere a Putin di volare a Budapest per un incontro cruciale con Trump. Tuttavia, l’ipotesi ha già suscitato forti reazioni e polemiche tra i membri dell’Unione Europea, segnalando una divisione interna sulle strategie da adottare per porre fine al conflitto.
In questo contesto, il presidente Donald Trump ha chiarito la propria posizione, escludendo categoricamente la possibilità di un vertice a tre con Zelensky e Putin. Tale scelta rafforza il suo ruolo come potenziale mediatore principale, ma al contempo isola ulteriormente l’Ucraina dal processo decisionale sulle sorti del proprio territorio.
Intanto, cresce l’attenzione sulla posizione americana riguardo alla fornitura di sistemi d’arma avanzati a Kiev. «Penso ci siano ottime possibilità che la guerra finisca rapidamente, anche senza che l’Ucraina riceva i missili Tomahawk», ha dichiarato Trump. «Darli a Kiev sarebbe una grande escalation», ha aggiunto, lasciando intendere che gli Stati Uniti non intendono rischiare un coinvolgimento diretto nel conflitto.
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