La lettera dei genitori
“Beatrice nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso appena intrapreso, anche se quel percorso era da sempre stato il suo sogno. Questo poiché aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e totalitario. Successivamente decise invece di continuare in quanto, avendo già avuto esperienza di vita militare, prima nella Marina Militare e poi nell’Arma dei Carabinieri, si era convinta che il regime di trattamento così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo propedeutico iniziale atto a testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli. Ma purtroppo questo non corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati. Beatrice aveva molto a cuore l’Arma ma alcune disposizioni non le erano chiare e le reputava prive di valore formativo”.
“Nei giorni precedenti la morte Beatrice manifestava un forte stress psicofisico, difatti riferiva alla madre che stava perdendo i capelli e che non ne poteva più di sottostare a quelle ‘regole’ poco funzionali e che si insinuavano in ogni ambito della propria vita. Inviava spesso le foto di come era costretta a vestirsi in abiti borghesi per poter avere un paio di ore di svago concesse durante la libera uscita, del fatto che doveva necessariamente tenere i capelli raccolti. Diceva sempre più spesso alla mamma ‘questa scuola mi sta rovinando la vita’”, si legge nella missiva. E ancora: “Vogliamo manifestare la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani” (continua dopo la foto)
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La risposta del sindaco
La lettera si conclude con la richiesta di riflessione al corpo militare: “La perdita di Beatrice per noi si è accompagnata a una presa di consapevolezza importante, quella per cui se un’istituzione dà più valore alle formalità che alla formazione e crescita personale dell’individuo conduce al fallimento. Beatrice ha fatto una scelta che nessuno potrà mai comprendere, ma la società nella quale viviamo, le istituzioni che noi serviamo con lealtà e onore, hanno il dovere di non lasciare indietro nessuno, hanno il dovere di interrogarsi continuamente sullo stato di salute mentale del proprio personale, di guardare negli occhi gli uomini e le donne in uniforme, ancor prima di guardare il grado che indossano“
Alla lettera dei genitori è seguita quella del sindacato Unarma, che ha deciso di pubblicare la missiva. “Siamo profondamente toccati dalle parole della famiglia e comprendiamo appieno le loro preoccupazioni riguardo alle circostanze che hanno portato alla tragica scomparsa di Beatrice. Condividiamo il loro desiderio di fare luce su questa situazione e di affrontare il problema dei suicidi tra i membri delle Forze Armate e di polizia con la massima serietà e impegno“. Il sindacato Unarma si impegna a collaborare attivamente con le autorità competenti e per indagare a fondo su quanto accaduto e per adottare misure efficaci volte a garantire il benessere psicologico e la salute mentale di tutti i suoi membri”. Inoltre, promette di impegnarsi “per migliorare il dialogo e la trasparenza tra l’Arma dei Carabinieri, i suoi membri e le loro famiglie, al fine di garantire un ambiente di lavoro più sicuro e sano per tutti”.