Il volto oscuro della villa dopo il tramonto
La trasformazione del parco al calar della sera è un tema ricorrente. Anna, classe 1954, nata e cresciuta a Monteverde, ricorda quando la villa era «un giardino incantato, dove la paura non aveva cittadinanza». Oggi, seduta a una pizzeria all’aperto, ammette con rammarico di non poter più usare la stessa definizione: «Da adesso non potrò dire che Monteverde è il quartiere più sicuro di Roma.» Accanto a lei, Assunta, residente da quarantasette anni, scuote il capo: «Non avevo mai sentito nulla di simile, siamo tutti preoccupati». Il racconto si dipana fra aneddoti di notti estive in cui – dicono – motorini senza targa e gruppetti rumorosi violano la quiete dei viali alberati.

Paura e sconcerto tra i residenti del quartiere
A pochi metri dalla recinzione del parco, Paolo e Daniela passeggiano con altre due coppie, gelato in mano e passo lento. La voce li raggiunge come una scarica di ghiaccio: «È successo oggi?» chiedono increduli. In un attimo, l’allegria della serata lascia spazio a uno sgomento palpabile. «I nostri figli sono cresciuti in quelle radure, ci passavamo ogni fine settimana», mormora Daniela. «Era un’oasi felice, mai avrei pensato di associare quel posto a un crimine tanto orrendo. Non so se riusciremo a rientrare con la stessa spensieratezza». Anche chi non ha legami diretti con i ritrovamenti avverte un colpo al cuore civico: la consapevolezza che la bellezza di un parco storico può celare, nel buio, un pericolo invisibile. Gli inquirenti intanto scandagliano ogni fotogramma delle videocamere, mentre i giornalisti presidiano gli ingressi in attesa di dettagli ufficiali. «Da domani», promette Irene mentre abbassa la serranda del suo bar, «sarà impossibile camminare a Villa Pamphilj senza pensare a quei due corpi. È una ferita che resterà aperta a lungo».