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Calcio in lutto, l’Italia piange la scomparsa di un grande simbolo

Quando arrivò a Tortona, tanti anni fa, nessuno poteva immaginare che quel ragazzo di Lallio, classe 1948, sarebbe diventato un pezzo di storia del calcio locale. Portiere di razza e uomo di grande umiltà, si fece subito notare per la sua grinta tra i pali e per quel carisma silenzioso che conquistava compagni e tifosi. Con la sua maglia rossa – che spiccava tra i colori del campo – è stato protagonista indiscusso delle stagioni dal 1971 al 1974, e poi fino al 1976. Non era solo un calciatore: era diventato un volto familiare, una presenza costante negli spogliatoi e nel cuore della città, uno di quelli che, con il tempo, smettono di essere “di fuori” per diventare parte della comunità. (Continua dopo le foto)

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Anche quando appese i guanti al chiodo, il campo non lo lasciò mai davvero. Nelle stagioni 1984-85 e 1985-86, con il fratello Angelo in panchina, entrò a far parte dello staff tecnico, pronto a mettersi in gioco ancora una volta quando serviva. Cinque presenze tra i pali, per sostituire il numero uno, a dimostrazione che la passione non si spegne con l’età. Ora che se n’è andato, Tortona perde non solo un ex atleta, ma un simbolo. Durante gli anni Settanta, il suo nome era sinonimo di sicurezza e affidabilità. Nei momenti di massima tensione, come i derby infuocati contro squadre come l’Alessandria e la Gavinovese, il suo ruolo era cruciale. Non era solo un portiere, ma un vero e proprio punto di riferimento per i compagni e per l’intera comunità calcistica bianconera. Il giocatore ha continuato a essere una figura di spicco anche negli anni successivi. Negli anni Ottanta, ha indossato nuovamente la maglia del Derthona, mentre suo fratello, noto per la sua partecipazione ai Mondiali del 1970 con la Nazionale italiana, sedeva in panchina. Questo intreccio familiare ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria degli appassionati locali.

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