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Caldaie, cambia tutto per gli italiani: le nuove regole e cosa fare

Dati sugli incidenti e impatto potenziale della riforma

La bozza introduce inoltre una disciplina uniforme per la frequenza dei controlli di efficienza energetica, fissando l’obbligo di verifica ogni quattro anni per la maggior parte degli impianti civili. Questa scelta potrebbe incidere in particolare sui territori che, negli ultimi anni, hanno adottato regolamenti più rigorosi, con cadenze più brevi di ispezione, nell’ottica di contenere i consumi, ridurre le emissioni inquinanti e promuovere la sostituzione delle caldaie obsolete.

Il tema della sicurezza degli impianti a gas resta centrale nel dibattito sulla riforma. Secondo i dati diffusi dal Comitato Italiano Gas, tra il 2019 e il 2023 sul territorio nazionale si sono verificati 1.119 incidenti legati al gas per uso civile, che hanno causato complessivamente 1.784 feriti e 128 vittime. In numerosi episodi, alla base degli eventi sono stati individuati malfunzionamenti delle caldaie installate in cucine, bagni, locali tecnici o piccole centrali termiche condominiali. Questi numeri rappresentano uno degli elementi di valutazione nella definizione delle nuove norme. Il passaggio a un sistema che alleggerisce gli oneri per i cittadini, riducendo il numero di accessi fisici dei tecnici nelle abitazioni, può infatti comportare il rischio di un calo delle attività di prevenzione e di individuazione precoce delle situazioni anomale. Una minore frequenza di riscontri in loco può rendere più difficile intercettare condizioni di esercizio non ottimali, componenti usurate o installazioni non conformi alle norme tecniche.

Oltre al profilo della sicurezza, il nuovo assetto potrebbe incidere anche sul versante dell’inquinamento e degli sprechi energetici. Una caldaia non controllata con regolarità tende a perdere efficienza, consumando più combustibile per garantire le stesse prestazioni di riscaldamento. Ciò si traduce in un maggior impiego di gas, con impatto sia sulle bollette delle famiglie sia sulle emissioni complessive di anidride carbonica e altri inquinanti. La disciplina proposta prevede comunque la possibilità, per le Regioni e per gli enti locali competenti, di adottare criteri più severi in presenza di particolari condizioni ambientali, climatiche o di rischio. In questi casi, potranno essere fissati intervalli di controllo più ravvicinati o previsti programmi specifici di ispezione per alcune categorie di impianti, ad esempio quelli situati in aree urbane ad alta densità abitativa o in edifici con maggior concentrazione di persone fragili.

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Obblighi per i proprietari e ruolo dei manutentori

Nel nuovo quadro regolatorio, resta fermo il principio per cui i proprietari degli impianti (o, in alcuni casi, gli inquilini che ne hanno l’uso esclusivo) sono tenuti a far eseguire la manutenzione ordinaria e i controlli obbligatori da parte di soggetti abilitati. I tecnici manutentori continueranno a compilare e trasmettere la documentazione prevista, registrando gli interventi effettuati, i valori di rendimento energetico e le eventuali non conformità rilevate. Il corretto aggiornamento dei rapporti di controllo tecnico e l’inserimento puntuale dei dati nei catasti impianti assumono dunque un ruolo ancora più decisivo rispetto al passato. La qualità e la tempestività delle informazioni trasmesse dai manutentori incideranno direttamente sulla capacità delle amministrazioni di selezionare gli impianti da sottoporre a ispezione in presenza e di monitorare in modo attendibile lo stato del parco caldaie.

Per i cittadini, l’eventuale approvazione del decreto significherà meno appuntamenti obbligatori con i tecnici inviati dagli enti di controllo, ma non eliminerà l’esigenza di rispettare le scadenze di manutenzione stabilite dal costruttore dell’apparecchio e dalla normativa di sicurezza. La mancata esecuzione dei controlli previsti, oltre a costituire un’irregolarità amministrativa, può incidere sulle garanzie dei produttori e sulle coperture assicurative in caso di danni. La fase di attuazione della riforma, che richiederà l’adozione di regolamenti applicativi e linee guida operative, sarà determinante per definire in modo dettagliato le modalità con cui le amministrazioni locali gestiranno i controlli da remoto, le eventuali ispezioni mirate e le sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi da parte dei responsabili degli impianti termici.

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