Il rischio dei live e l’addio ai palchi (almeno per ora)
Omar Pedrini non si esibisce dal vivo da oltre due anni. Il cardiologo gli ha sconsigliato i tour: stress, sbalzi di pressione, volumi amplificati e adrenalinici possono minacciare una valvola aortica appena rattoppata. «Suonare resta un rischio enorme La musica mi scorre nelle vene, ma il bene più prezioso è restare padre, fratello, amico presente», l’ammissione.
Questo non significa abbandonare i progetti artistici. In questi mesi Pedrini ha continuato a scrivere testi, a registrare in studio a “basso impatto” e a collaborare con giovani band, offrendo la propria esperienza di autore.

Il sostegno dei fan e dei colleghi
Sotto ogni post piovono messaggi di incoraggiamento: rockers veterani, cantautori emergenti, volti televisivi e migliaia di ascoltatori che dagli anni Novanta a oggi hanno seguito la parabola di Pedrini. Fra i più affettuosi c’è Francesco Renga, compagno di avventure nei Timoria, che ha scritto: «Torni a cantare, fratello. Ti aspettiamo con la chitarra in mano». Anche la scena indie ha fatto sentire la sua voce: i Fast Animals and Slow Kids hanno dedicato al “Maestro” la ballata Non c’è luce senza tremore, suonata in acustico durante l’ultimo concerto a Perugia. La prognosi finale sulla voce arriverà a fine estate, ma i medici sono ottimisti: la capacità residua di modulazione fa pensare a un recupero pressoché totale.