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Caso Resinovich, scoperta choc sul tecnico della vertebra rotta: cosa faceva in obitorio

Gli esperti dividono le opinioni: frattura post mortem o lesione da aggressione?

Le dichiarazioni di Molinari contrastano con quanto affermato da due noti esperti forensi. Il professor Vittorio Fineschi, medico legale nominato dalla famiglia Resinovich, ha dichiarato: «La rima di frattura della vertebra T2 era già presente prima della TAC». Una posizione condivisa anche da Cristina Cattaneo, altra consulente tecnica, secondo la quale la frattura non può essere attribuita al lavoro dell’anatomopatologo, ma va inserita in un contesto lesivo più ampio. «Ci sono anche le altre lesioni. Qualcuno l’ha bastonata», ha aggiunto Fineschi. Secondo questa visione, la frattura sarebbe compatibile con un’aggressione fisica avvenuta prima della morte. Una versione che riapre clamorosamente il capitolo investigativo, poiché l’ipotesi iniziale di suicidio non contemplava traumi di questo tipo.

resinovich

Un caso ancora senza risposte: la famiglia chiede verità

Il corpo di Liliana Resinovich era stato ritrovato chiuso in due sacchi neri, con sacchetti in testa, in circostanze già allora definite anomale. L’ipotesi iniziale di suicidio era apparsa da subito controversa, tanto che nessuno è mai stato formalmente indagato. Oggi, grazie a questa nuova pista, il caso potrebbe conoscere una svolta. «Non vogliamo vendetta, ma verità. Liliana merita giustizia», ha detto il fratello in chiusura di trasmissione. Le nuove informazioni riaccendono le domande rimaste senza risposta: è possibile che la frattura sia stata un danno autoptico non segnalato o rappresenta una prova trascurata di omicidio? Le autorità giudiziarie saranno ora chiamate a fare chiarezza. L’unica certezza, per ora, è che il mistero attorno alla morte di Liliana Resinovich resta irrisolto. E il tempo che passa, invece di chiudere il caso, continua ad aprire nuovi scenari.

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