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Caso Resinovich, lo studio dell’analista forense sul video: cosa è emerso

Cosa ha detto l’analista forense

Le recenti rivelazioni provengono da Sara Capoccitti, esperta criminalista e analista forense, che ha condotto un’analisi approfondita dei video. In collaborazione con Luca Macerola della Leica, Capoccitti ha dichiarato a IlGiornale: “Non c’è certezza scientifica per affermare che quella sia Liliana Resinovich”. Questa dichiarazione scuote le fondamenta delle indagini finora condotte, che consideravano le immagini come una prova chiave.

Capoccitti ha utilizzato tecnologie avanzate per creare un modello digitale dettagliato delle aree interessate, consentendo un’analisi scientifica precisa. Tuttavia, i risultati sollevano dubbi significativi sulla validità delle immagini come prova dell’ultimo avvistamento di Liliana. L’analisi ha evidenziato che i limiti tecnologici delle telecamere, in particolare in piazzale Gioberti, rendono impossibile un’identificazione certa. (Continua…)

Difficile il riconoscimento facciale

Le immagini di videosorveglianza sono composte da una cinquantina di pixel, rendendo il riconoscimento facciale estremamente difficile. La figura femminile, con il volto parzialmente coperto da mascherina e scaldacollo, non offre sufficienti dettagli biometrici per una conferma. Capoccitti ha spiegato che il team sta ora analizzando video privati di Liliana per confrontare il suo modo di camminare con quello della donna ripresa.

Ulteriori discrepanze emergono dal confronto tra la donna dei video e Liliana. La donna ripresa è alta circa 156,6 centimetri, mentre il marito di Liliana ha dichiarato un’altezza di un metro e mezzo. Anche l’abbigliamento non coincide: i pantaloni appaiono più chiari, la borsa ha dimensioni diverse, e lo scaldacollo nero non è mai stato ritrovato.

Il caso presenta anche incongruenze nei comportamenti osservati. Secondo l’amante Claudio Sterpin, Liliana aveva programmato di recarsi in un negozio Wind per cambiare telefono, ma è uscita senza i cellulari, il portafoglio e i documenti, e senza chiudere la porta di casa con entrambe le chiavi. Il marito, Sebastiano Visintin, ha però trovato la porta chiusa a doppia mandata, sollevando ulteriori interrogativi.

Queste discrepanze rendono il caso ancora più complesso. Le immagini che avrebbero dovuto fornire risposte potrebbero non rappresentare affatto Liliana, mettendo a rischio l’intero impianto investigativo della procura. La ricerca della verità continua, con esperti forensi al lavoro e l’opinione pubblica divisa. Il caso Resinovich rimane un enigma irrisolto, con molti ostacoli ancora da superare.

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