Una serie che non ha convinto la criminologa
Secondo Roberta Bruzzone alla serie Netflix sul caso di Yara Gambirasio manca qualcosa: “Manca il contraddittorio sulla parte tecnica. Questa è una storia che può essere raccontata sotto diversi profili, in primis quello umano, che chiaramente è travolgente perché è un dolore straziante che è difficile immaginarsi, e poi c’è quello tecnico. In questa serie c’è spazio per tutta una serie di dubbi, secondo l’autore, legati a determinati passaggi delle indagini prima e del processo dopo che sono stati ampiamente sviluppati e smentiti in aula con l’ausilio di consulenti tecnici e degli inquirenti. Lo stesso professore Emiliano Giardina, intervistato in questi giorni, ha detto chiaro e tondo che alcune parti della sua intervista per la serie Netflix sono state tagliate. Secondo me gli è stato dato spazio per questioni sufficientemente banali per un genetista della sua portata ma non si è dato spazio a quello che lui poteva spiegare. Io conosco bene gli atti del processo e posso dire che è una occasione mancata da questo punto di vista”. (Continua a leggere dopo le foto)
Lei più volte si è interrogata sul perché Bossetti non abbia mai confessato. Che idea si è fatta?: “Non ha mai confessato l’omicidio di Yara perché dovrebbe dire perché l’ha uccisa e quindi il movente sessuale. Ha una personalità narcisistica. Se c’è una cosa che la serie fa è far emergere lui per quello che è, arrogante, supponente, totalmente privo di empatia e che arriva a criticare la famiglia della vittima. Al di là del fatto che sia o meno l’assassino, e io lo ritengo tale al di là di ogni ragionevole e irragionevole dubbio, pur volendo applicare la benevolenza massima, ma come ti viene di dire una cosa del genere?”.