Propaganda a tutto campo: dalla Nato a Sandro Pertini
Nel suo intervento, Paramonov non ha risparmiato nemmeno le scelte di politica economica italiana, in particolare l’aumento delle spese militari previsto nei prossimi anni, che definisce una “catastrofe economica”. E ha criticato la decisione di allinearsi a Washington, presentandola come una mossa “disastrosa” anche in termini di approvvigionamento energetico, a causa della perdita delle forniture russe. Non è mancato nemmeno un riferimento del tutto forzato alla storia repubblicana italiana. In un evidente tentativo di legittimare la posizione russa attraverso figure della sinistra italiana, l’ambasciatore ha citato Sandro Pertini, ricordando che l’ex presidente si era opposto all’ingresso dell’Italia nella Nato negli anni Cinquanta. “La Nato è uno strumento di guerra”, avrebbe detto allora Pertini, secondo Paramonov. Una frase che il diplomatico definisce “ancora valida oggi”, dimenticando però il contesto storico e politico in cui fu pronunciata, e soprattutto l’evoluzione del pensiero e della figura stessa di Pertini negli anni successivi.


Le parole che fanno male ai rapporti bilaterali
L’intervista di Paramonov rappresenta un nuovo affondo nei confronti dell’Italia, condotto con il linguaggio tipico della propaganda: nessun accenno all’aggressione russa, nessun mea culpa per la guerra scoppiata nel cuore dell’Europa. Solo accuse, recriminazioni, e un tono che mal si concilia con il ruolo di un ambasciatore in carica. Parole che potrebbero anche suonare come un’ammissione implicita del fallimento di ogni tentativo di pressione o influenza operato da Mosca sul nostro Paese. L’Italia, nonostante le divergenze interne, ha mantenuto una posizione chiara: condanna dell’invasione, sostegno all’Ucraina, difesa dei principi democratici. Una scelta che può far infuriare Mosca, ma che resta, a livello internazionale, una questione di coerenza e credibilità.