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Cinema in lutto, ci lascia per sempre un mito: “Ha fatto sognare generazioni”

Addio a Stuart Craig: il trionfo nei grandi titoli

Da lì in avanti, Stuart Craig si impose come il maestro dei set storici e biografici. Con Richard Attenborough diede vita a pellicole monumentali: Gandhi (1982), che gli valse il primo Oscar, Grido di libertà (1987), Chaplin (1992) e Viaggio in Inghilterra (1993). Ma non si limitò al cinema impegnato: la sua versatilità lo portò a spaziare dalla sontuosità barocca di Dangerous Liaisons (1988), che gli consegnò il secondo Oscar, alla raffinatezza malinconica di The English Patient (1996), terzo Academy Award della sua carriera. Anche la commedia trovò spazio nella sua filmografia: basti pensare a Notting Hill (1999), dove seppe dare profondità e verosimiglianza a una storia apparentemente leggera.

Craig ricevette complessivamente tre Oscar e sedici nomination ai Bafta, con tre vittorie. Una carriera che oscillava tra epica e intimità, capace di restituire non solo scenari, ma vere emozioni in forma architettonica.

La magia di Hogwarts e l’eredità di un gigante

Il 2001 segnò un punto di svolta: Craig entrò nel mondo di Harry Potter, firmando le scenografie di La pietra filosofale. Da quel momento, per dieci anni, i suoi progetti dettarono le coordinate visive dell’universo magico creato da J.K. Rowling. Non si trattò di una semplice trasposizione letteraria: fu un atto di creazione iconografica. Ogni corridoio di Hogwarts, ogni aula, il candore della Sala Grande o l’oscurità della Foresta Proibita sono diventati elementi culturali riconoscibili a livello globale.

Il produttore David Heyman lo ricordava così: «Hogwarts era la sua creazione. La sua visione è stata fondamentale per il successo dei film». E non fu solo il cinema a beneficiarne: Rowling stessa volle che fosse Craig a occuparsi anche delle scenografie dei parchi a tema, segno di una fiducia e di una sintonia totale. Con la trilogia di Fantastic Beasts portò avanti quella magia, allargando i confini dell’immaginario.

Ma dietro la grandezza artistica c’era l’uomo. Neil Lamont, suo collaboratore e amico, scrisse: «Stuart era probabilmente il più rispettato scenografo del cinema mondiale. Un gigante vero». E ricordò con emozione il loro primo incontro sul set de Il paziente inglese: «Ero nervoso, appena arrivato, ma lui si comportò con una grazia e una gentilezza che non ho mai dimenticato. Un vero gentiluomo».

L’addio di un gentiluomo: Stuart Craig se ne va a 83 anni

Il 7 settembre 2025, Craig è morto a 83 anni dopo una lunga battaglia contro il morbo di Parkinson, malattia con cui conviveva da oltre quattordici anni. La sua famiglia lo ha ricordato così: «Non era solo un artista straordinario, ma anche un marito e padre amatissimo. La sua eredità vivrà per sempre nei cuori di chi lo ha conosciuto e nei mondi che ha creato per il cinema».

Accanto a lui, fino alla fine, la moglie Patricia Stangroom, le figlie Becky e Laura, e quattro nipoti. Al suo fianco per gran parte della carriera ci fu anche la scenografa Stephenie McMillan, con cui condivise 16 film. Un sodalizio che è stato non solo professionale, ma anche umano, fatto di rispetto e complicità.

Oggi, la sua eredità sopravvive nelle pietre di Hogwarts, nei deserti di Il paziente inglese, nelle atmosfere sontuose di Le relazioni pericolose e in ogni spettatore che, anche solo per un istante, ha creduto che quei mondi esistessero davvero.

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