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Clamorosa decisione della Cina: Mosca spiazzata, cosa succede adesso

Le conseguenze economiche per Mosca e i cambiamenti nel mercato energetico

La Russia, che fa affidamento su una rete di intermediari e flotte ombra per esportare la maggior parte del proprio petrolio, si trova ora a dover fronteggiare la perdita simultanea di due suoi clienti principali. Ciò rischia di inasprire la già complessa situazione economica del Paese, rendendo difficile sostenere la pressione finanziaria nel breve termine.

Secondo gli analisti di Vortexa Analytics ed Energy Aspects, la Cina importa quotidianamente circa 1,4 milioni di barili di petrolio russo via mare. Tuttavia, solo una parte di questi volumi, compresa tra 250mila e 500mila barili al giorno, è gestita direttamente dalle compagnie statali cinesi. Il resto delle importazioni è affidato a raffinerie indipendenti – note come “teapot” – che si trovano ora nella posizione di valutare se continuare le transazioni con la Russia o adottare anch’esse una linea più prudente.

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Navi petroliere in navigazione verso i porti asiatici

Tensioni nel mercato internazionale del greggio

Le raffinerie indipendenti in Cina, finora meno soggette a controlli e sanzioni, potrebbero mantenere attivi i propri acquisti, anche se con maggiore cautela. Secondo le fonti di mercato riportate da Reuters, questi operatori, grazie alla loro flessibilità, sono in grado di adattarsi più rapidamente ai cambiamenti normativi e alle nuove restrizioni imposte dagli Stati Uniti.

Nel frattempo, il mercato internazionale del greggio sta mostrando segnali di forte tensione. Già prima delle recenti sanzioni, la domanda di fornitura era caratterizzata da nervosismo: il prezzo del petrolio ESPO destinato all’Asia ha visto il proprio premio rispetto al Brent scendere da 1,70 dollari a barile a solo 1 dollaro. Questo trend è destinato ad accentuarsi con la sospensione degli acquisti da parte della Cina e la diminuzione delle importazioni indiane.

Nuove rotte energetiche e strategie di approvvigionamento

La ricerca di fonti alternative di approvvigionamento sta già provocando un aumento dei prezzi del petrolio non sanzionato proveniente dal Medio Oriente, dall’Africa e dall’America Latina. La crescita della domanda da parte dei principali importatori asiatici potrebbe spingere ulteriormente verso l’alto il valore di queste risorse, rendendo il mercato ancora più competitivo e instabile.

Per il momento, le forniture di petrolio russo attraverso oleodotto – pari a circa 900mila barili al giorno e destinate principalmente a PetroChina – non sono soggette alle stesse restrizioni delle spedizioni via mare e, secondo i trader, dovrebbero rimanere operative senza particolari cambiamenti nell’immediato. Questa situazione sta spingendo la Russia a rafforzare i propri rapporti con altri partner energetici e a valutare nuove strategie di esportazione. Tuttavia, l’isolamento crescente sui mercati internazionali complica la possibilità di trovare sbocchi alternativi di pari entità rispetto a quelli persi con Cina e India. Da parte sua, la Cina si trova ora a dover bilanciare con maggiore attenzione le proprie strategie di politica estera, ponderando la necessità di mantenere stabili i legami commerciali con l’Occidente e, allo stesso tempo, non compromettere i rapporti con la Russia.

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