
La genetista Baldi e i dubbi sulla dinamica dei fatti
Marina Baldi, specialista in analisi del DNA in ambito forense, ha espresso perplessità sulla tesi del suicidio avanzata nella prima perizia ufficiale. Proprio questa tesi iniziale avrebbe cambiato completamente le “sorti” delle indagini che non si sarebbero concentrate fin da subito su altre piste. In questo modo, spiega l’esperta, si sarebbe persa l’occasione di procedere con accertamenti da fare nell’immediatezza dopo la scoperta del corpo.
Intervistata nel suo laboratorio di Roma da Fanpage, la genetista ha dichiarato che la scena del ritrovamento «non depone per il suicidio», in particolare per quanto riguarda la disposizione dei sacchetti che avvolgevano il corpo della vittima. Secondo Baldi, appare improbabile che Liliana abbia potuto posizionarsi da sola i sacchi in quel modo, sollevando dubbi significativi sulla ricostruzione iniziale dei fatti.
Ulteriori interrogativi emergono dall’esame degli stessi sacchetti, risultati «puliti», privi sia di impronte digitali che di tracce di DNA. Per la genetista, questa circostanza non si concilia né con l’azione di un possibile aggressore né con quella della stessa vittima, che avrebbe comunque lasciato segni biologici sui materiali utilizzati.
Un altro punto di rilievo riguarda la conservazione del corpo di Liliana Resinovich. La perizia della professoressa Cattaneo sostiene che la donna sia sempre rimasta nel boschetto dal giorno della scomparsa fino al ritrovamento. Tuttavia, non tutti gli esperti concordano con questa conclusione. Baldi definisce «peregrina» l’ipotesi di un eventuale congelamento, mentre un gruppo di studiosi statunitensi ha avviato test specifici su quattro cadaveri per stabilire con maggiore precisione la data del decesso.
Parallelamente, presso la Cassazione è in discussione il ricorso presentato dagli avvocati di Visintin contro l’ordinanza che aveva escluso dall’incidente probatorio la nuova perizia medico-legale. La difesa del marito continua a sollecitare una terza perizia, ritenendola indispensabile per chiarire gli ultimi punti oscuri della vicenda.
Caso Resinovich: verso una verità ancora lontana
La genetista Baldi, pur condividendo le conclusioni della professoressa Cattaneo, ritiene che un ulteriore approfondimento possa essere utile: «Dal momento che per molti restano questioni irrisolte, forse un altro parere sarebbe necessario». Questa posizione riflette il clima di incertezza che ancora avvolge il caso Resinovich, dove ogni nuovo elemento sembra aggiungere complessità anziché portare a una soluzione definitiva.
Il caso, infatti, continua ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media per le sue numerose zone d’ombra e per il coinvolgimento di figure di rilievo nel panorama investigativo italiano. La famiglia di Liliana, sostenuta da esperti di alto profilo, chiede che venga fatta piena luce sulle circostanze della morte e su eventuali responsabilità ancora da accertare.
Nei prossimi mesi sono attese nuove analisi e possibili risvolti giudiziari che potrebbero cambiare il corso delle indagini. Fino ad allora, la vicenda di Liliana Resinovich resta uno dei casi irrisolti più discussi degli ultimi anni, con molti interrogativi ancora aperti.