Il megafono dell’Udap: parole come pietre
Il momento clou si è consumato quando l’imponente servizio d’ordine interno ha provato ad allargare il cordone per far passare il “blocco istituzionale” con Schlein e Conte. Dal megafono dell’Udap è partito un intervento tagliente: “Non basta scendere in piazza. Serve una posizione netta contro Israele, contro le forniture di armi, contro i governi della Nato. Dopo mesi di silenzio, non avete il diritto di lavarvi la coscienza con una manifestazione”. Il messaggio era rivolto soprattutto al Pd, reo agli occhi dei contestatori di non aver sposato la richiesta di embargo militare e di essersi astenuto su alcune mozioni critiche verso Tel Aviv.

Le parole di Elly Schlein
Gli attivisti del Fronte della Gioventù Comunista hanno rincarato la dose con cori anticapitalisti e riferimenti al “governo dei banchieri”, mentre dal carro sonoro del Collettivo Militant rimbalzava lo slogan “Palestina libera, dal fiume al mare”. Per un attimo si è temuto lo scontro fisico: qualche spinta, due braccia alzate, i telefoni pronti a filmare tutto per i social. Alla fine lo scontro è rimasto verbale, ma il segnale politico era lampante: parte del movimento pro-Palestina non riconosce la leadership dei partiti progressisti e pretende un’opposizione molto più vigorosa a Israele e ai suoi alleati. Mentre il corteo procedeva verso San Giovanni, Elly Schlein ha cercato di spostare l’attenzione sul messaggio unitario, definendo la manifestazione “un’enorme risposta di partecipazione per dire basta al massacro dei palestinesi e ai crimini del governo Netanyahu”. La segretaria dem ha rivendicato l’obiettivo del riconoscimento dello Stato palestinese e ha accusato il governo Meloni di “un silenzio complice”. Giuseppe Conte, dal canto suo, ha sottolineato “la necessità di un immediato cessate-il-fuoco” e di “un’Italia che alzi la voce nei consessi internazionali”.