Cosa prevede il diritto internazionale
Secondo gli esperti di diritto internazionale, il nodo sta nel riconoscimento del blocco navale imposto da Israele dal 2009, mai considerato legittimo dalle Nazioni Unite. “Le acque davanti a Gaza non sono acque israeliane – spiega la giurista Nazzarena Zorzella, vicepresidente dell’Asgi – e interferire con il passaggio della Flotilla significa violare norme fondamentali del diritto internazionale”.
Se una nave battente bandiera italiana venisse colpita, formalmente si tratterebbe di un atto ostile contro l’Italia. Le reazioni, tuttavia, difficilmente seguirebbero la logica dello scontro diretto: più probabili proteste diplomatiche, richiami ufficiali e ricorsi alle Nazioni Unite. Tuttavia, se ci fossero feriti o morti, la pressione politica interna ed europea per una risposta più forte potrebbe diventare inevitabile.
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Lo scenario più probabile e i rischi di escalation
Al momento, l’ipotesi ritenuta più plausibile resta quella già vista in passato: un’intercettazione in mare aperto, con scorta forzata delle navi verso un porto israeliano e fermo temporaneo degli attivisti. Una linea che permetterebbe a Tel Aviv di riaffermare il blocco su Gaza senza sfociare nello scontro diretto con i Paesi coinvolti.
Più remota, ma non esclusa, la possibilità di un sequestro prolungato con arresti, opzione che il ministro Crosetto ha già definito “il male minore”. L’incubo, invece, resta quello di un intervento violento: manovre di speronamento o addirittura l’uso della forza letale. In quel caso, la crisi supererebbe i confini del mare di Gaza e travolgerebbe i rapporti diplomatici di Israele non solo con l’Italia, ma con l’intera Unione Europea.