Il mondo della cultura e dell’editoria piange la scomparsa di un’artista dal grande intelletto. È morta sabato 27 luglio, come annunciato il giorno dopo dal suo editore, Faber Books. Aveva 93 anni ed era malata da tempo. “Era una delle più grandi scrittrici della nostra epoca”, si legge nel comunicato di Faber.
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La scrittrice muore dopo una lunga malattia
Edna O’Brien, una delle voci più influenti e rispettate della letteratura irlandese, se n’è andata sabato all’età di 93 anni dopo una lunga malattia, ma non sono stati dati altri dettagli. La sua scomparsa segna la fine di un’epoca letteraria caratterizzata da un’intensa introspezione e una rappresentazione sincera e spesso controversa della vita delle donne irlandese.
“Ha rivoluzionato la letteratura irlandese, dipingendo le vite delle donne e la complessità della condizione umana in una prosa luminosa e sobria. Edna, spirito ribelle e coraggioso, ha lottato con costanza per aprire nuovi orizzonti artistici, per scrivere in modo veritiero, da un luogo di sentimenti profondi”, la ricorda il suo editore, Faber Books. (continua dopo la foto)
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Cultura in lutto
Nata nel 1930 è cresciuta a nord di Limerick, nel sud-ovest dell’Irlanda, Edna O’Brien scrisse più di venti romanzi, oltre a opere teatrali, sceneggiature, un’autobiografia e le biografie di James Joyce e Lord Byron. I suoi primi romanzi furono vietati nel suo Paese cattolico per il modo in cui descriveva la vita sessuale dei personaggi. La sua trilogia di romanzi — l’esordio Ragazze di campagna (1960), La ragazza dagli occhi verdi (1962) e Ragazze nella felicità coniugale (1963) — finì bandita dalla censura irlandese che reagì con furia all’oltraggio perpetrato da quella giovane donna che invece di fare la casalinga raccontava il sesso con franchezza allora inaudita, il lato brutto dell’Irlanda retriva e maschilista, le famiglie crudeli e il cattolicesimo cieco. Cancellando senza pietà tutto il bagaglio di retorica dell’ “isola di smeraldo” patria dei poeti e dei santi. Raccontava la verità, la vita, senza preoccuparsi delle conseguenze: la sua lezione di libertà.
Philip Roth la definì “la migliore scrittrice contemporanea in lingua inglese”. Kingsley Amis, grande scrittore inglese e padre dello scrittore Martin Amis, la elogiò per la sua “originalità”. E Michael Higgins, poeta e Presidente della Repubblica irlandese, consegnandole il più importante premio letterario del suo Paese, parlava di lei come di una autrice “coraggiosa, dedicata a dire sempre la verità”.
Tra i vari riconoscimenti che le sono stati assegnati nel 2015 c’è stato quello di Saoi of Aosdána, la più alta onorificenza che viene conferita dall’associazione delle artiste e degli artisti irlandesi. Non amava essere elogiata e festeggiò i novant’anni raccontando al Guardian non la sua grandezza ma le sue sconfitte, gli errori commessi, le cose che aveva imparato: l’importanza di correre sempre rischi, nella letteratura e nella vita.