Disastro aereo in India: il racconto del superstite
Vishwash è stato trovato tra i detriti, in una zona residenziale del Gujarat, sanguinante e visibilmente ferito. Immediatamente trasferito in ospedale, ha cominciato a raccontare ai media locali i pochi ricordi che ha dell’incidente. “30 secondi dopo il decollo si è sentito un rumore fortissimo. Poi lo schianto”, le sue parole. Non ricorda l’impatto, ma ricorda il terrore del risveglio. Ha aperto gli occhi tra cadaveri e fiamme, e ha seguito un istinto primario: scappare. “Quando mi sono alzato, c’erano corpi ovunque. Ho avuto paura, sono corso via”. Secondo le prime ricostruzioni fornite dalla polizia locale, Vishwash sarebbe riuscito a lanciarsi fuori dall’uscita d’emergenza, poco prima che la fusoliera venisse inghiottita dalle fiamme. Una manciata di secondi che gli ha salvato la vita.
La videochiamata al padre: “Non so come io sia vivo”
Subito dopo essersi rifugiato, Vishwash ha videochiamato il padre. La sua voce, tremante, è stata registrata e condivisa dai familiari. “Non so dove sia mio fratello. Non vedo nessun altro passeggero. Non so nemmeno come io sia sopravvissuto”. Lo shock è ancora tutto lì, tra le sue parole e le sue espressioni. Un uomo che ha visto la morte in faccia e non riesce a spiegarsi il motivo per cui lui, tra 242 anime, sia rimasto in piedi. Intanto, le autorità indiane hanno avviato un’indagine tecnica sul disastro. La compagnia Air India, già finita nel mirino per precedenti criticità, ha emesso un comunicato in cui si dice “profondamente addolorata” per quanto accaduto e ha annunciato l’apertura di un’inchiesta interna. Gli esperti dell’aviazione civile indiana stanno lavorando per recuperare le scatole nere del Boeing 787 e chiarire le cause dell’incidente. Le prime ipotesi parlano di un guasto improvviso ai motori o a uno dei sistemi elettronici. Non si esclude un problema di manutenzione.
