Le esercitazioni Zapad
La recente operazione condotta dalla Russia è stata interpretata dagli osservatori internazionali come una sorta di test per valutare la reazione della Nato prima delle grandi esercitazioni Zapad, previste nei prossimi mesi. Queste manovre, che coinvolgono forze russe e bielorusse, rappresentano il culmine della collaborazione militare tra Mosca e Minsk e sono seguite con attenzione dalle intelligence occidentali. Secondo la stampa tedesca, l’obiettivo dell’ultimo attacco sarebbe stato sondare la sicurezza dell’aeroporto di Rzeszów, centro nevralgico per il supporto militare all’Ucraina.
Il Financial Times ha evidenziato come il risultato delle incursioni sia stato favorevole alla Russia: venti droni sono riusciti a mettere in difficoltà la difesa atlantica, confermando la necessità di un rapido adeguamento delle strategie di contrasto.
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Crescita della minaccia e strategie europee di risposta
Il ritmo di produzione dei Shahed-Geran è impressionante: la Russia ne realizza oltre 3.000 al mese e dall’inizio dell’anno circa 36.000 sono stati impiegati contro obiettivi ucraini. Questa pressione crescente ha portato i Paesi europei a riconsiderare le proprie strategie di difesa, puntando sull’innovazione tecnologica e sulla cooperazione internazionale.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato la necessità di costruire un «muro di droni sulla frontiera orientale», sottolineando l’importanza di una difesa integrata e moderna. In Italia, il generale Antonio Conserva ha presentato un progetto per l’adozione di droni intercettori gestiti da intelligenza artificiale, capaci di intervenire autonomamente nella protezione delle infrastrutture critiche: «Se ci saranno le risorse possiamo riuscirci in tre anni», ha spiegato in Parlamento. Questi sviluppi delineano un futuro in cui la protezione dello spazio aereo europeo sarà affidata a sistemi automatizzati e a una nuova generazione di robot guardiani, chiamati a contrastare efficacemente la minaccia dei droni d’attacco. L’evoluzione del conflitto e l’accelerazione tecnologica impongono risposte tempestive e coordinate, per garantire la sicurezza e la stabilità del continente.