Resta in carcere Giovanni Padovani, 26 anni, accusato di aver ucciso a martellate la sua ex compagna, Alessandra Matteuzzi, 56 anni, martedì scorso in via dell’Arcoveggio, a Bologna. Il giovane si è presentato alle 11 davanti al giudice per le indagini preliminari Andrea Salvatore Romito, presso il tribunale nella ex Maternità di via d’Azeglio, scortato dal carcere della Dozza con un furgoncino dai vetri oscurati della polizia penitenziaria. Come racconta «Il Resto del Carlino» al suo fianco c’era l’avvocato Enrico Buono. Fuori la madre e lo zio di Padovani. (continua a leggere dopo le foto)
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Omicidio Matteuzzi, l’assassino rompe il silenzio: “Ecco come l’ho uccisa”
«Il Resto del Carlino» riferisce che per Giovanni Padovani il pm Domenico Ambrosino ha chiesto l’aggravante dello stalking, ma non quello della premeditazione. Il giovane avrebbe spiegato di avere portato con sé in macchina, dalla casa della sua famiglia a Senigallia fino a Bologna, il martello utilizzato nel delitto per “legittima difesa”, dal momento che in passato la sorella di Sandra e il compagno lo avrebbero minacciato. Questo però non significa che l’aggravante possa non essere riconosciuta in un secondo momento. In ogni caso, il gip Romito ha convalidato l’arresto. (continua a leggere dopo le foto)
“Mi sono sentito nuovamente usato e manipolato da Alessandra”
“Mi sono sentito nuovamente usato e manipolato da Alessandra”, le parole di Giovanni Padovani. Il giudice, stabilendo il carcere per Padovani, parla di “eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità o prevedibilità delle azioni”. Unica misura possibile, visto il pericolo di recidiva, per tutelare “in particolare, i famigliari della Matteuzzi, esposti al rischio di ritorsioni o gesti connotati da pari carica aggressiva”. (continua a leggere dopo le foto)
La ricostruzione: cosa è successo nelle ore precedenti la mattanza
Secondo la ricostruzione fatta da «Il Resto del Carlino» sabato Padovani aveva chiesto “un permesso all’allenatore” poiché stava male per la rottura con Alessandra Matteuzzi, con cui aveva vissuto una relazione tormentata caratterizzata da una forte gelosia. Arrivato a Senigallia, la notte del 21, era partito in macchina per Bologna, giungendo la mattina del 22. A differenza di quanto raccontato dalla sorella della vittima, lui sostiene di aver aspettato Sandra su una panchina, di aver parlato e di essersi chiariti: le aveva proposto di continuare a sentirsi tutti i giorni e vedersi ogni due settimane e, a suo dire, lei aveva acconsentito. La sorella, invece, racconta altro: di lui che, dopo averle staccato la luce, l’aveva sorpresa nel locale contatori. Nonostante questo Sandra aveva acconsentito a trascorrere il resto della giornata con lui. (continua a leggere dopo le foto)
Omicidio Matteuzzi: cosa ha raccontato il giovane
Dopo essere andati a trovare la mamma di lei in una casa di riposo, i due avrebbero consumato un rapporto sessuale. “Ci siamo appartati in un posto isolato per strada e abbiamo fatto sesso”, ha raccontato Giovanni Padovani alle forze dell’ordine. Una circostanza che anche Alessandra Matteuzzi, aveva confessato il giorno dopo, alla sorella. Se ne vergognava, se ne era subito pentita. In macchina l’uomo avrebbe poi iniziato a chiederle, con insistenza, se lo avesse denunciato: “Mia sorella gli aveva risposto in maniera evasiva”. Dopo essersi salutati lui è tornato a casa. Nelle ore successive ha provato a contattarla, ma senza ricevere una risposta. Un silenzio che avrebbe fatto montare l’uomo su tutte le furie. (continua a leggere dopo le foto)
“Mi è preso un raptus di rabbia”, il racconto choc
“Le sono andato incontro, mi sono messo un dito sulla bocca facendole cenno di non parlare. Ma lei urlava e diceva che avevano già chiamato la polizia. A quel punto mi è preso un raptus di rabbia”, ha raccontato Giovanni Padovani alle forze dell’ordine. Così agli inquirenti ha descritto la mattanza consumata nel cortile antistante l’abitazione della vittima. Leggi anche l’articolo —> Terribile incidente aereo in Italia: il velivolo precipita e finisce nel fiume