La Chiesa profonda e un Papa anti-Trump: la teoria di Bannon
Bannon sostiene che l’elezione di Prevost risponde a due necessità fondamentali: trovare una guida organizzata ma fedele all’ideologia di Francesco e affrontare il crollo delle donazioni dagli Stati Uniti, diminuite drasticamente del 50%. Secondo Bannon, questo rappresenta un serio problema per il flusso di donazioni verso il Vaticano. “Prevost è perfetto. È americano ma non troppo legato alla Teologia della Liberazione», ha spiegato Bannon, sottolineando come il nuovo Papa sia stato promosso da Bergoglio in modo sospetto. “È impossibile… È stata la Curia globalista di Bergoglio. Quest’elezione è completamente truccata”, ha affermato.

Un pontefice per ricucire i rapporti con i donatori?
Alla domanda se il suo riferimento fosse ai donatori americani, Bannon ha risposto: “Non solo… abbiamo contatti in Vaticano”. Ha inoltre menzionato la battaglia per il Monastero di Trisulti, descrivendola come una vittoria, nonostante i ritardi legali. Secondo Bannon, la situazione è chiara: “In America c’è un boom della Chiesa… il cattolicesimo tradizionalista è in ascesa”. Ha paventato la possibilità di uno scisma, affermando che “La gente che vuole riportare la Messa in Latino e ribaltare il Concilio Vaticano II non mollerà”. Non ha mancato di lanciare un attacco diretto all’attuale Papa: “Il nostro movimento non considerava Bergoglio un Papa legittimo, lo abbiamo chiamato apostata”. Ha concluso annunciando che “Lunedì aumenteremo il volume e faremo sapere a tutti che è stata un’elezione truccata”.