Dalla crisi di Santelli alla corsa di oggi
La Calabria arriva a questo voto dopo anni di instabilità istituzionale. Nel 2020 la presidente Jole Santelli, prima donna a guidare la Regione, morì pochi mesi dopo l’elezione, travolta da una malattia. La pandemia impedì di indire nuove elezioni, e il suo vice Antonino Spirlì guidò l’ente fino al 2021, quando Occhiuto vinse le regionali con il centrodestra. Il suo mandato sarebbe dovuto terminare nel 2026, ma l’inchiesta lo ha costretto a un passo indietro anticipato. Occhiuto, 56 anni, è un politico navigato: cresciuto nella Democrazia Cristiana, passato poi al centro moderato, nel 2013 è approdato stabilmente in Forza Italia, dove oggi è uno dei dirigenti più influenti e vicesegretario nazionale. È considerato il volto più forte del partito al Sud e uno dei possibili successori di Antonio Tajani alla guida di Forza Italia nei prossimi anni.

Tridico e il “reddito di dignità”
Di tutt’altra formazione è Pasquale Tridico, 50 anni, docente universitario di economia del lavoro ed ex presidente dell’Inps. È diventato noto a livello nazionale per aver gestito, durante il governo Conte, l’introduzione del reddito di cittadinanza, misura poi abolita dal governo Meloni nel 2024. Oggi propone una versione regionale del sussidio, chiamata “reddito di dignità”, destinata alle famiglie calabresi in difficoltà economica. Un progetto che Occhiuto ha duramente criticato, definendolo «insostenibile dal punto di vista finanziario». Sul fronte occupazione, Tridico propone un piano pubblico di assunzioni per giovani e laureati nei settori della cultura e dell’ambiente. Occhiuto, invece, punta su turismo e infrastrutture per rilanciare l’occupazione e promette di stabilizzare i contratti precari nella pubblica amministrazione. Entrambi i candidati hanno fatto della sanità calabrese uno dei temi centrali della campagna: Tridico denuncia i disservizi e chiede più medici di base e guardie mediche, mentre Occhiuto rivendica di aver avviato l’uscita della Regione dal commissariamento sanitario in vigore dal 2009.
Oltre alla sanità, il tema dei commissariamenti pesa come un macigno. In Calabria ce ne sono oltre quaranta: comuni, aziende sanitarie, enti regionali e partecipate. Un sistema di gestione straordinaria che rallenta ogni decisione e di cui, ammette lo stesso governo, non si conosce nemmeno il numero esatto. È un nodo che nessun candidato sembra voler affrontare davvero. Altro argomento divisivo è il ponte sullo Stretto di Messina, promosso dal ministro Matteo Salvini. Occhiuto lo sostiene, convinto che possa attrarre investimenti e rafforzare i collegamenti con la Sicilia. Tridico invece è contrario: per lui quei fondi dovrebbero essere investiti nelle infrastrutture interne, nei trasporti e nei servizi pubblici. Sarà quindi un voto che va oltre la Calabria: un test politico per il centrodestra, una prova di unità per l’opposizione e, soprattutto, un referendum popolare sul futuro di Roberto Occhiuto. Domani sera, con la chiusura delle urne, si saprà se i calabresi gli avranno concesso una seconda occasione.