Vai al contenuto
Questo sito contribuisce alla audience di

Elezioni shock, la sinistra perde anche lì! Prima volta in oltre 100 anni

Un risultato che cambia la storia politica della capitale

L’esito delle elezioni a Copenaghen, in Danimarca, è stato ufficializzato all’alba, quando la candidata dei socialdemocratici, Pernille Rosenkrantz-Theil, ha ammesso pubblicamente la sconfitta: “Abbiamo perso Copenhagen”. La città, che secondo quanto riporta Il Post, per oltre un secolo aveva rappresentato un baluardo del socialismo nordico, ha scelto alla guida la 39enne Sisse Marie Welling, esponente dei socialisti popolari. I dati parlano chiaro: i socialdemocratici si sono fermati al 12,7%, superati dai Rosso-Verdi (22,1%) e dai socialisti popolari (17,9%).

A livello nazionale, tuttavia, i socialdemocratici restano la principale forza politica, attestandosi al 23,2% dei voti, pur subendo un calo di oltre cinque punti rispetto al 2021. Il partito di centrodestra Venstre conferma il proprio ruolo di principale alternativa, conquistando il 17,9% e ottenendo la guida di almeno 39 comuni, contro i 26 dei socialdemocratici, che fino al giorno precedente ne amministravano 44. Nonostante la battuta d’arresto nella capitale, la sinistra mantiene la guida di città rilevanti come Aarhus, Odense, Aalborg e Frederiksberg, oltre alla regione dell’Ostanmark, mentre il centro e il nord del Paese virano verso il centrodestra.

Cosa ha determinato la sconfitta?

La premier Mette Frederiksen ha riconosciuto la portata del risultato, attribuendo parte della responsabilità alle scelte strategiche della grande coalizione con Venstre e i Moderati, in vigore dal 2019. “Ci aspettavamo un calo, ma sembra che sia più significativo del previsto, e ciò evidentemente non ci soddisfa”, ha dichiarato Frederiksen, sottolineando la coerenza delle proprie scelte politiche, dal sostegno all’Ucraina alle politiche più restrittive sull’immigrazione.

Le misure anti-immigrazione, che hanno contribuito a frenare la crescita dell’estrema destra, hanno però avuto effetti controversi nei grandi centri urbani. Copenaghen, città caratterizzata da una forte presenza di cittadini stranieri (oltre il 20% della popolazione), ha reagito negativamente a politiche percepite come troppo rigide, confermando una tendenza che vede le metropoli premiare forze progressiste e attente ai temi della giustizia sociale.

Sostenitori dei socialisti popolari dopo la vittoria a Copenaghen

Fattori locali e insoddisfazione dei cittadini

Oltre agli equilibri nazionali, hanno pesato sulle scelte degli elettori anche alcune criticità interne alla città. L’aumento dei prezzi delle abitazioni, il rallentamento delle politiche ambientali e le nuove restrizioni per studenti stranieri sono temi che hanno alimentato il malcontento. Le recenti misure, come le limitazioni ai richiedenti asilo, le deportazioni, la requisizione di beni e le norme sul burqa, sebbene adottate con l’intento di tutelare il sistema di welfare, non hanno riscontrato consenso diffuso tra i residenti delle aree urbane più aperte e cosmopolite.

La candidatura di Pernille Rosenkrantz-Theil, già ministra per gli Affari sociali e figura di spicco del partito, non è riuscita a invertire la tendenza. La sconfitta a Copenaghen rappresenta quindi non solo la fine di un’epoca, ma anche l’inizio di una riflessione profonda per tutto il movimento socialdemocratico danese, chiamato ora a ripensare il proprio rapporto con le grandi città e con la società in rapido cambiamento.

Le ripercussioni a livello nazionale e internazionale

La perdita della capitale ha avuto immediati riflessi anche oltre i confini danesi. In un contesto europeo segnato da tensioni su immigrazione, sicurezza e sostenibilità, il caso danese viene osservato con attenzione da analisti e governi. L’elezione di una sindaca socialista popolare è vista da molti come il segnale di una crescente richiesta di politiche più inclusive e orientate alla sostenibilità ambientale, soprattutto nelle grandi città.

Gli osservatori sottolineano come la polarizzazione tra aree urbane e rurali sia destinata ad accentuarsi, con le città che premiano forze progressiste mentre le periferie e le regioni più tradizionali tendono a spostarsi verso il centrodestra. Un equilibrio delicato che rispecchia dinamiche già osservate in altri Paesi europei.

Una nuova sfida per la sinistra

Il risultato di Copenaghen impone ai socialdemocratici una revisione profonda delle proprie strategie. La capacità di rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più eterogenea e di interpretare le nuove priorità della società – dalla transizione verde alla tutela dei diritti civili – sarà cruciale per il futuro del partito. La sconfitta nella capitale diventa così un punto di partenza per rinnovare l’azione politica e riconquistare la fiducia dei cittadini.

Il quadro emerso dalle elezioni mostra una Danimarca in mutamento, pronta a scrivere una nuova pagina della propria storia politica. Le prossime sfide riguarderanno non solo la gestione della città di Copenaghen, ma anche la capacità del Paese di trovare equilibrio tra tradizione e innovazione, inclusione e sicurezza.

Pagine: 1 2
powered by Romiltec

©Caffeina Media s.r.l. 2025 | P. IVA: 13524951004


Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure