
Regionali, la notizia arriva a urne aperte: cosa succede – La fase pre-elettorale si è rapidamente trasformata, mostrando un panorama molto diverso rispetto alle previsioni iniziali dell’opposizione. Il contesto politico che accompagna le elezioni nelle sei regioni chiamate al voto è segnato da forti tensioni e alte aspettative. Tuttavia, la prospettiva di un cambiamento radicale di scenario, sostenuta da alcune parti della sinistra, si è gradualmente attenuata. L’ipotesi di una netta vittoria contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è ridimensionata nel tempo: dalle previsioni di un risultato schiacciante, si è passati a una più cauta attesa di un pareggio elettorale, considerato ora un possibile successo politico.

Regionali, la notizia arriva a urne aperte: cosa succede
Le aspettative dell’opposizione hanno subito un ridimensionamento anche in seguito ai risultati delle regioni in cui si è già votato. Nelle Marche, considerate una delle sfide chiave, il centrodestra ha consolidato la propria posizione nonostante una campagna molto combattuta. L’alleanza guidata da Francesco Acquaroli ha mantenuto salda la propria leadership, mentre in Calabria il tentativo della sinistra di mettere in difficoltà Roberto Occhiuto non ha trovato conferma nei voti. L’unico risultato positivo per l’opposizione proviene dalla Toscana, dove il centrosinistra ha ottenuto una vittoria significativa ma insufficiente a modificare gli equilibri nazionali.


Ultima fase: Veneto, Puglia e Campania decisivi
L’attenzione si sposta ora sulla prossima domenica, quando il voto in Veneto, Puglia e Campania sarà determinante. Nel Nordest, il candidato leghista Stefani, indicato come successore di Luca Zaia, sembra favorito grazie a una gestione amministrativa percepita come solida e radicata. In Puglia e Campania la situazione resta incerta, con sondaggi che descrivono una competizione aperta, specialmente nell’area di Napoli. Anche in caso di una doppia vittoria dell’opposizione nel Sud, il risultato generale sarebbe comunque un pareggio, evidenziando come il clamore mediatico non corrisponda sempre alla reale distribuzione delle forze politiche. Le tensioni interne al principale partito d’opposizione sono diventate sempre più evidenti. L’ala riformista del partito ha manifestato apertamente il proprio dissenso, contestando una gestione percepita come poco inclusiva. In Toscana, la vittoria è stata accompagnata da critiche sulla gestione della coalizione, accusata di scarsa apertura verso le componenti meno allineate. Un ulteriore elemento di debolezza è rappresentato dall’assenza di candidati propri in molte regioni, un fattore che limita la forza comunicativa e il radicamento territoriale del partito.
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