
Elezioni in Toscana, perché Vannacci é il grande perdente – Le Regionali in Toscana segnano un momento di forte battuta d’arresto per la Lega e per Roberto Vannacci, figura di spicco scelta per trainare il partito in una regione di grande importanza simbolica e strategica. La competizione elettorale si è conclusa con un risultato senza appello: il centrosinistra, guidato dal presidente uscente Eugenio Giani, si è imposto con un margine significativo sul candidato del centrodestra, Tomasi, lasciando la Lega ai margini dello scenario politico regionale.

Elezioni in Toscana, perché Vannacci é il grande perdente
I dati degli instant poll confermano il radicamento del centrosinistra, ma evidenziano soprattutto il momento di crisi profonda che attraversa il partito di Matteo Salvini. In particolare, la performance di Vannacci appare come una delusione personale, soprattutto considerando che la Toscana rappresenta la sua terra d’origine e il luogo dove più forte era la sua aspettativa di consenso politico. Il risultato definitivo attribuisce al Partito Democratico una percentuale compresa tra il 35 e il 39%, mentre Fratelli d’Italia si posiziona tra 18,5 e 22,5%. Seguono Avs e la Lista Giani-Casa Riformista tra 7,5 e 9,5%. Dato allarmante per la Lega: il partito scende tra il 4,5 e il 6,5%, superato anche da Forza Italia, che ottiene tra il 6 e l’8%. Numeri che delineano uno scenario di profonda difficoltà per il Carroccio.
La Toscana non è mai stata un terreno facile per la Lega, ma la riduzione a forza marginale proprio nella regione di residenza di Roberto Vannacci, a Viareggio, assume un significato sia politico sia simbolico. Il generale, investito del compito di rilanciare il partito puntando su temi di sovranismo e identità nazionale, si trova ora a fronteggiare una bocciatura netta del proprio profilo e della strategia adottata.


La Lega dopo la resa in Lombardia
Il voto toscano si inserisce in un periodo già particolarmente complesso per il partito. La recente decisione di Matteo Salvini di cedere la leadership della Lombardia a Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni ha generato malcontento tra i sostenitori storici della Lega. Il territorio lombardo, così come il Veneto, rappresentava il cuore pulsante del movimento fin dai tempi di Umberto Bossi. Questa scelta è stata percepita come una vera e propria “resa” da parte della dirigenza leghista, minando ulteriormente la fiducia della base. Secondo numerosi osservatori politici, questa mossa ha avuto conseguenze rilevanti non solo a livello locale ma anche nazionale, alimentando una crisi di identità che si è riflessa nelle urne toscane. La percezione di una perdita di autonomia e di forza nel quadro del centrodestra indebolisce la posizione di Salvini, che ora si trova a dover gestire una fase di profonda incertezza.
L’analisi degli ultimi risultati alimenta il timore di una emorragia elettorale strutturale. I dati mostrano un calo costante della partecipazione e del consenso, con una base sempre più disorientata e demotivata. Questo fenomeno preoccupa non solo i vertici del partito ma anche gli alleati della coalizione di centrodestra, che guardano con attenzione alle future strategie della Lega. In questo scenario, la scelta di puntare su Roberto Vannacci come figura di rilancio non ha prodotto i risultati sperati. Il suo messaggio, centrato su valori tradizionali, patriottismo e sicurezza, non ha saputo intercettare le esigenze di un elettorato in rapida trasformazione, nemmeno nella sua area di maggiore visibilità personale.
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